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Nuova morte in carcere

La moglie: "l'hanno ucciso"

Maria Acqua Simi
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La morte di Ciro Ruffo, 35enne detenuto nel carcere di Alessandria, potrebbe aggiungersi al mistero del decesso di Stefano Cucchi. L'uomo, infatti, è stato trovato morto nella sua cella lunedì notte. "Impiccato", ha detto la direttrice del carcere. Ma la moglie ribatte: non è vero. Ciro Ruffo è il suicidio numero 67 nelle carceri italiane, dall'inizio di quest'anno. Un suicidio che si somma alle oltre 170 morti avvenute nelle patrie galere dagli inizi del 2009. Un bel numero, non c'è che dire. Inquietante, se si pensa che significa circa tre morti a settimana. Tornando al presunto suicidio di Ruffo. L'uomo era detenuto nel carcere San Michele di Alessandria per criminalità organizzata e aveva da poco iniziato a collaborare con i magistrati. Fino alla sua morte in carcere lunedì sera. «La direttrice mi ha comunicato che lo hanno trovato impiccato, ma non è vero. Ho visto il corpo all'obitorio del cimitero di Alessandria: ha il naso rotto, un livido sotto l'occhio destro, tanti altri lividi sulla schiena, sulla pancia, in faccia. Ha perso sangue dagli occhi e dalle orecchie. È stato pestato», ha detto la moglie di Ruffo tra le lacrime. Lei, infatti, lo aveva sentito telefonicamente sabato sera: «Devo darti una bella notizia: sono arrivate le carte del trasferimento, le aspettavo da quindici giorni. Da lunedì sono più vicino a te, ci vedremo più spesso», le aveva detto. E lei s'era rincuorata. Non sembrano quindi esserci motivi apparenti per un suicidio, ma le accuse della moglie sono ora tutte da verificare.

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