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Fiat chiude gli impianti per due settimane

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Calo drastico degli ordini a gennaio. L'azienda aspetta gli eco incentivi del governo

Michela Ravalico
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La crisi dell'auto non sembra volersi arrestare. Fiat chiuderà tutti gli impianti italiani per due settimane, mettendo in cassa integrazione circa 30mila lavoratori. Lo stop è previsto dal 22 febbraio al 7 marzo. Si fermeranno gli  stabilimenti di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, Pomigliano, Cassino e Sevel Val di Sangro. L'azienda -  “La cassa integrazione è da mettere in relazione all'andamento degli ordini del mese in corso”, spiega  l'azienda rilevando che “dopo il periodo positivo di fine 2009, gli  ordini che si stanno raccogliendo in Italia a gennaio si stanno  drasticamente ridimensionando ad un livello ancora più basso di  quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi”. Prevedendo che questo andamento negativo continui, è quindi necessario adeguare i livelli produttivi alla domanda. I sindacati - La decisione di porre in cassa integrazione per due settimane tutti gli stabilimenti italiani di Fiat Auto "è un segnale molto grave, che dimostra - dice il segretario generale Fismic Roberto Di Maulo - che siamo ben lontani dall'uscire dalla crisi e che il settore autoveicolistico soffre ancora profondamente". Per Di Maulo "occorrono misure energiche da parte del Governo per risanare il settore e per permettere una reale e non effimera fuori uscita dalla crisi".   "Venerdì prossimo - sottolinea ancora il segretario Fismic - ci sarà il confronto su Termini Imerese a livello governativo, ma Termini è solo la punta di un iceberg molto più profondo. Per il segretario nazionale della Uilm, Eros Panicali, l'azienda "molto probabilmente" è in attesa di un nuovo provvedimento da parte del Governo sugli ecoincentivi, "ma ciò dimostra - aggiunge - che il mercato italiano risente del rinnovo di questo provvedimento dell'esecutivo. Siamo preoccupati e non ce lo aspettavamo. Un segnale contraddittorio dato che Fiat produce sul territorio nazionale meno macchine di quelle che potrebbero essere acquistate. Insomma, la casa torinese non ha problemi di sovrapproduzione, ma chiede la cassa integrazione ordinaria". Le proteste - Intanto le proteste degli operai non cessano. I 38 ex lavoratori della Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli), sono scesi dal tetto del municipio e stanno protestando per le strade cittadine, creando notevoli disagi al traffico. Intanto in Sicilia si inasprisce anche la protesta dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e dell'indotto. Le tute blu hanno bloccato martedì mattina l'ingresso dei tir davanti i cancelli della fabbrica, impedendo l'ingresso ai mezzi pesanti che trasportano i pezzi di assemblare. L'obiettivo è quello di terminare le scorte e di bloccare così la produzione della Lancia Ypsilon. Intanto continua la protesta di un gruppo di operai della «Delivery Email», che da otto giorni vivono sul tetto di un capannone, dopo essere rimasti senza lavoro a causa della revoca della commessa all'azienda da parte del Lingotto. Le mogli degli operai stamani hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica.

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