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Alitalia, il popolo di sinistra

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gioisce del fallimento

Albina Perri
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La trattativa è fallita, l'Alitalia rischia di scomparire, la barca affonda con 18.000 potenziali disoccupati a bordo. Ma a sinistra c'è chi festeggia, chi si unisce ai cori di soddisfazione di ieri di piloti, hostess e steward che si erano dati appuntamento negli aeroporti in vista della scadenza dell'ultimatum di Cai, Compagnia aerea italiana. Basta capitare sul sito di Lombardia Indymedia per imbattersi in un articolo che riassume vincitori e vinti delle ultime settimane. Perde ovviamente Silvio Berlusconi che “aveva urlato: “Alitalia agli italiani”. Risultato? Trattativa fallita miseramente”. Quello del presidente del Consiglio è un “flop storico”. Perde anche Walter Veltroni che assieme a Prodi “voleva dare Alitalia ad Air France”, la quale “non avrebbe concesso ai lavoratori condizioni accettabili”. Sarà “pure contento per la sconfitta di Berlusconi”, ma se fosse stato al governo si sarebbe comportato allo stesso modo di Bersani, che ha “puntato il dito contro i disoccupati”. Perdono i padroni, i capitalisti, tra i quali compare il nome di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. “Erano tutti lì che si leccavano i baffi per l'affare che potevano fare”, tuonano quelli di Indymedia. La Marcegaglia, poi, perde due volte: per il fallimento della trattativa e perché tra i nomi della cordata compariva quello della sua società, alla faccia delle “posizioni liberaliste dell'organizzazione”. Strano a crederlo, ma perde pure la Cgil, il sindacato che non ha firmato l'accordo. A sinistra insinuano che non l'abbia fatto dopo una telefonata dai palazzi del potere per evitare di concedere a Berlusconi un'altra vittoria, quindi arrivò il dietrofront di Epifani. La Cgil in questo modo è diventata “appendice del Pd”, non è più invece il sindacato dei lavoratori che lotta per i loro diritti. Trionfano invece i lavoratori a discapito dei padroni “che avevano usato l'arroganza” nei loro confronti. Vincono i sindacalisti delle sigle di base e indipendenti (leggi Anpac), che “hanno deciso che, a quelle condizioni (quelle della Cai, ndr), era meglio affondare tutti assieme”. C'è da dire che ci sono riusciti. Mentre si consuma la vendetta, ecco che navigando sul sito del Manifesto si rimane di stucco nel momento in cui, tra le pubblicità che ruotano in home page, sopra la storica testata, compare pure quella della Air France. E pensare che in primavera anche loro avevano maledetto Prodi per il flirt con i transalpini. Però si sa, pecunia non olet.

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