Lo Stato di pulizia
Il Cavaliere blocca i candidati per le Regionali in Lombardia, Toscana e Campania: troppi a rischio. E ai dirigenti locali: voglio più giovani
A fine giornata Silvio Berlusconi è idrofobo: «Sono davvero stufo», confessa il presidente del Consiglio dopo aver trascorso l'intero venerdì a combattere con ministri, dirigenti e parlamentari del suo partito, «dopo le Regionali, rivoluziono tutto». Che noia dover sedare le risse tra i propri uomini, la continua opera di mediazione prima di prendere una decisione. Le grane toccano tutte a lui, che è un uomo del fare. Forse doveva star scritto sul suo oroscopo, che era una giornata no. E comunque il Cavaliere lo scopre di buon mattino: in programma c'è il consiglio dei ministri. Nella sua consueta relazione politica, Berlusconi ribadisce di non aver alcun timore per le inchieste sul G8: «Quanto a Letta e Bertolaso, sono pronto a mettere la mano sul fuoco». Verdini? Confessa di essere rimasto «un po' deluso» dall'atteggiamento del suo coordinatore, Berlusconi. Magari si aspettava che gli andasse a parlare prima che scoppiasse il putiferio. E invece è andata così. Silvio preferisce guardare avanti. Ha in mente grosse cose per il 2010 e lo annuncia ai ministri: «Sarà l'anno delle riforme, partiremo subito con l'elezione diretta del premier e con la riduzione del numero dei parlamentari». Sì d'accordo, ma intanto il gabinetto gli frena subito il disegno di legge anticorruzione al quale il presidente teneva tanto. Attacco di bile. Il primo. Silvio preferisce guardare avanti. Ha in mente grosse cose per il 2010 e lo annuncia ai ministri: «Sarà l'anno delle riforme, partiremo subito con l'elezione diretta del premier e con la riduzione del numero dei parlamentari» Berlusconi si sposta da Palazzo Chigi a Montecitorio, dove si vota il decreto che riforma la Protezione civile. Ma alla Camera lo aspetta un'altra esperienza traumatica: un partito in subbuglio per la formazione delle liste regionali. Molte pratiche sono chiuse, altri bubboni sono in piena esplosione. Il caso campano è quello più grosso, con un PdL che si trova senza coordinatore dopo le dimissioni di Nicola Cosentino. Berlusconi incontra varie delegazioni di parlamentari. Prima i casertani, poi i napoletani, poi un po' di truppa mista. Il Cavaliere prova a far rientare il sottosegretario aventiniano, ma quello proprio non ci pensa: Cosentino ha già rinunciato alla sua candidatura, adesso vuole tenersi stretta la Provincia di Caserta. Darla all'Udc? Non se ne parla. Disponibile alle decisioni del capo sì, cornuto e mazziato no. Ci vuole una tessitura speciale per rimettere le cose a posto e Silvio ci riesce soltanto nel tardo pomeriggio, dopo aver rivisto il coordinatore campano a Palazzo Grazioli. Il caso si conclude con due comunicati e un balletto di conferme e smentite sul ritiro delle dimissioni. Un primo segnale di disgelo c'era già stato a pranzo, al ristorante della Camera. I deputati napoletani del PdL stavano festeggiando il compleanno di Luigi Cesaro. Al brindisi in onore del presidente della Provincia di Napoli si è unito anche Domenico Zinzi, candidato in pectore per Caserta, che ha abbracciato Cosentino: «Sentiamoci, vengo a casa tua». Cin cin. In Campania? A via dell'Umiltà hanno ipotizzato la riproposizione del codice etico utilizzato l'anno scorso per le provinciali napoletane. Risultato: nella simulazione viene fuori una lista decimata e molti consiglieri uscenti da lasciati a casa Ma la preoccupazione principale rimangono le liste: non vuole gente chiacchierata, Berlusconi. In Campania? A via dell'Umiltà hanno ipotizzato la riproposizione del codice etico utilizzato l'anno scorso per le provinciali napoletane. Risultato: nella simulazione viene fuori una lista decimata e molti consiglieri uscenti da lasciati a casa. Bel problema. Anche perché Silvio, in Campania, ci metterà la faccia: il suo staff sta preparando uno spot televisivo in cui il Cavaliere compare accanto al candidato Stefano Caldoro. Uscendo dall'aula, Silvio incrocia la Mussolini: «Alessandra perché ti sei candidata in Campania? La tua non è una candidatura che favorisce le donne, finirai per lasciare il posto a un uomo». La nipote del Duce lì per lì ci rimane male. Poi torna dal capo del governo in delegazione con altre parlamentari campane per un solenne giuramento: «Silvio, se vengo eletta in Campania, rimango lì e rinuncio al seggio parlamentare». Sarà. Intanto le rogne si affollano davanti all'ufficio del presidente del Consiglio insieme ai deputati che chiedono udienza. È scontento del PdL, Silvio, non ne fa mistero: «C'è chi preferisce perdere, piuttosto che condividere la vittoria con gli altri». Berlusconi allude al caso Puglia, ma non solo. A metà pomeriggio il portone di Palazzo Grazioli si apre ai coordinatori Ignazio La Russa e Denis Verdini. Il premier blocca la pratica Lombardia e chiede ai suoi di «inserire giovani» nei listini bloccati. Silvio ne ha individuati cinque e sono quasi tutti dirigenti del movimento giovanile: Federico Iadicicco, Giancarlo Miele e Francesca Pascale nel Lazio; Francesco Pasquali in Veneto e Giovanni Donzelli in Toscana. Oggi una nuova riunione con il capo per provare a chiudere la partita. Salvatore Dama