Il Travaglio di Santoro
L'opinionista urla e strepita perché qualcuno ha osato contraddirlo. Ma il presentatore di Annozero gli dà una lezione: non puoi chiedermi di censurare il centrodestra
L'elemento surreale, in questa vicenda, è che alla fine Michele Santoro sembra quasi un liberale, se paragonato a Marco Travaglio. Il quale sabato scorso ha pubblicato sul Fatto Quotidiano una lettera aperta al suo amico conduttore chiedendogli di espellere da Annozero i «trombettieri» di Berlusconi, ovvero il nostro direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore del Giornale Nicola Porro. Colpevoli, secondo il bel Marco, di avergli infangato la reputazione. Sull'edizione di oggi del quotidiano diretto da Antonio Padellaro trovate la replica di Santoro. Un testo lunghissimo e garbato nei toni, ma che rifila alcune mazzate da ko. Travaglio lamenta di non aver avuto tempo a sufficienza per spiegare al pubblico le sue ragioni. Il commissario Travaglioni è imbestialito perché Belpietro e Porro gli hanno ricordato la sua frequentazione con Pippo Ciuro, ex sottufficiale di Polizia giudiziaria che organizzò per il cronista del Fatto e un pm una vacanza e qualche tempo dopo fu condannato per favoreggiamento. Travaglio lamenta di non aver avuto tempo a sufficienza per spiegare al pubblico le sue ragioni. E Michele gli risponde, tagliente che, se lui abbandonasse il programma, «non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile (...) Potresti fare tranquillamente a meno di Annozero, senza più esporti alla fatica e allo stress del corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti». È chiaro che Michele ai ricatti dell'amico non intende starci. Anzi, rilancia: «Una volta, quando avevi soltanto i tuoi libri, non facevi nessuna fatica ad affrontare quegli stessi “farabutti” che oggi invece, ti appaiono intelocutori inaccettabili. Non Annozero, con i suoi milioni di ascoltatori, ma una qualunque televisione di provincia ti sembrava una buona occasione da non sprecare». Ora, invece, Marcolino si vuole chiamare fuori dai giochi perché Belpietro (o Ghedini o Lupi) lo fanno imbufalire. Ma Santoro è durissimo: «Loro sono sempre gli stessi. Tu sei cambiato». Certo, Michele non perde la verve anti Silvio. Però si toglie parecchi sassolini dalle scarpe. «Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format», dice a Travaglio, «stai parlando come un membro della commissione parlamentare di vigilanza. Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d'Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. (...) Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk show». Le critiche fanno parte del mestiere di giornalista, continua Santoro. Bisogna saperle accettare con ironia. Marco, però, sembra non esserne più capace: «Questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un'aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione». E Michele gli risponde che se lui abbandonasse il programma «non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile Ed ecco la lezione di Michele: se il suo programma racconta un pezzo dell'Italia è anche grazie a Belpietro. «Tu, invece, pensi che Maurizio Belpietro - o Porro o Ghedini - siano soltanto un prezzo pagato alla par condicio (...) quando per me rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile». Per questo non intende censurare il direttore di Libero. Né concedere ulteriore spazio di diretta a Marcolino per spiegare i fatti suoi: «Cinque minuti? Mezzora? Una serata intera? (...) La risposta sembra interessarti poco: prima viene il tuo onore, la faccia, la verità». Ma la verità, non è cosa da stabilirsi in una trasmissione tv. Suona strano, detto da Santoro l'Inquisitore, ma nella lotta fra i due galli del pollaio stavolta ha ragione lui, quando si scaglia contro i giustizialisti «senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi la differenza dal resto del mondo». Di fronte al muro di Michele, il commissario Travaglioni è costretto ad abbozzare. Nell'ulteriore replica (sempre sul Fatto di oggi) dice di non aver mai preteso la censura di nessuno, fa marcia indietro. Nemmeno una parola sulla sua collaborazione con Annozero, la quale non sembra in discussione. Marchino la lezione non l'ha imparata, ma il posto in video probabilmente è salvo. Francesco Borgonovo