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Amanda e Raffaele uccisero "senza rancore"

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Depositate le motivazioni dei giudici

Eleonora Crisafulli
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Sono state depositate questa mattina le motivazioni della sentenza di condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, colpevoli dell'omicidio di  Meredith Kercher. Secondo i giudici della Corte d'assise di Perugia l'insieme degli elementi emersi nel processo «evidenzia un quadro complessivo e unitario, senza vuoti e incongruenze», che «comporta come esito necessario e strettamente consequenziale l'attribuzione dei fatti reato ipotizzati ad entrambi gli imputati». Nessun rancore - Nel provvedimento firmato dal presidente della Corte Giancarlo Massei e dal giudice a latere Beatrice Cristiani si afferma che l'omicidio è stato compiuto «senza alcuna programmazione, senza alcuna animosità o sentimento rancoroso contro la vittima che in qualche modo possano essere visti quale preparazione-predisposizione al crimine». Secondo il collegio «i fatti risultano essere stati realizzati in forza di contingenze meramente casuali che andarono a saldarsi, le une con le altre, creando una situazione che, nella combinazione dei vari fattori, resero possibile i delitti in danno di Meredith: Amanda e Raffaele che improvvisamente si trovano senza alcun impegno; incontrano casualmente (non c' è traccia di alcun appuntamento preso) Rudy Guede e si trovano insieme a questo nella casa di via della Pergola dove proprio quella sera Meredith è sola». Pietà e pentimento - Anche «il comportamento posto in essere nei confronti di Meredith dopo le violenze e l'assassinio commessi è consistito nell'averne ricoperto il corpo senza vita evidenzia, oltre a un sentimento di pietà verso la vittima, il rifiuto e quindi una sorta di pentimento per quanto commesso: rifiuto e pentimento affidati a un tale gesto di pietà». D'altra parte la studentessa americana, in seguito, «accusò liberamente Patrick Diya Lumumba di avere ucciso Meredith e l'accusò nella consapevolezza dell'innocenza dello stesso Lumumba».

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