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Pdl escluso dal Lazio. Berlusconi: E' un sopruso

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Negativo il verdetto dell'ufficio elettorale di Roma, si va al Consiglio di Stato. Il premier annuncia grande manifestazione di piazza per il 20 marzo

Maria Acqua Simi
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Terza bocciatura per il Pdl nel Lazio. Neppure il decreto salva liste ha potuto modificare il corso degli eventi. Il tribunale di Roma ha respinto la candidatura della lista del Pdl in Lazio. Secondo quanto comunicato da esponenti Pdl, la lista del partito per le regionali non sarebbe stata ammessa dall'ufficio elettorale circoscrizionale. Adesso le ipotesi sono tre: ricorso al Consiglio di Stato, elezioni rinviate solo nel Lazio oppure si voterà senza liste del Pdl, per cui presumibilmente gli elettori pidiellini confluiranno nelle liste della Polverini. Ma non è ancora deciso nulla. Berlusconi alle 12.30 terrà una conferenza stampa. La furia del premier - Silvio Berlusconi è furioso. E lo ha detto senza mezzi termini. Dopo la notizia della bocciatura della lista Pdl a Roma da parte del Tribunale, il premier parte all'attacco. "Hanno cercato di estrometterci dal voto per le Regionali in Lombardia, nella città di Roma e nella sua provincia con un sopruso violento e inaccettabile, che in parte abbiamo respinto. A Roma abbiamo subìto una duplice ingiustizia". Per questo, il presidente del Consiglio, è pronto a lanciare una "grande manifestazione nazionale per difendere il nostro diritto al voto e quindi la nostra democrazia e le nostra libertà". La manifestazione, secondo indiscrezioni, dovrebbe tenersi il 20 marzo. Berlusconi, poi, in una nota ai promotori della libertà ha spiegato la sua verità sulla questione delle liste. "Ai nostri incaricati, che erano presenti in orario nell'ufficio preposto - si legge in una nota diffusa dal coordinamento dei Promotori della libertà -, prima è stato impedito di consegnare le liste del Popolo della Libertà da coloro che hanno il dovere di ritirarle. Poi il Tribunale Amministrativo ha completato l'opera, respingendo non solo il nostro ricorso, ma anche l'invito che il Presidente della Repubblica aveva lanciato con una propria lettera, affinchè il diritto di voto, attivo e passivo fosse garantito nei confronti di tutti i contendenti, compresa la maggiore forza politica in Italia: il Popolo della Libertà. Così le elezioni del 28 e 29 marzo ci vedono contrapposti a una sinistra che, invece di misurarsi democraticamente con il voto, scende in piazza seminando menzogne, invidia e odio". I tre no al Pdl - La lista del Pdl per la circoscrizione di Roma per le prossime elezioni regionali nel Lazio ha incassato tre no. Quello della corte d'appello che non aveva ammesso la lista per via del ritardo nella consegna delle liste; quello del Tar che in attesa di discutere del caso il prossimo 6 maggio non ha ritenuto di riammettere in via cautelativa il partito di Berlusconi; e stasera di nuovo il no dell'ufficio elettorale circoscrizionale del tribunale di Roma, che già aveva detto no dopo la mancata presentazione della lista entro i termini di legge. Ricorso al Consiglio di Stato - Dopo la bocciatura di lunedì del Tar, l'ultima chance che resta al Pdl è il ricorso al Consiglio di Stato. Lo ha annunciato il deputato del Pdl, Ignazio Abrignani, responsabile elettorale del partito, lasciando la sede del Tar. "C'è una legge dello Stato - ha detto riferendosi al dl - che è in vigore e che il Tar non può dichiarare incostituzionale. Quindi l'iter della lista che abbiamo presentato oggi nell'ufficio circoscrizionale elettorale va avanti. Contro la decisione del Tar - ha concluso - ricorreremo al Consiglio di Stato". Rinvio elezioni? - Ora che l'ufficio elettorale presso la Corte d'Appello di Roma ha confermato il giudizio del Tar, escludendo il Pdl dalla corsa alle Regionali per la provincia di Roma, non si esclude possano essere rinviate le elezioni. Favorevole Marco Pannella, leader dei Radicali, che durante l'assemblea del partito convocata oggi a Roma per riflettere sui problemi seguiti all'esclusione dei listini e il varo del decreto salva liste, ha dichiarato: "riviamo le elezioni, per poter consentire un minimo di campagna elettorale, spostando di trenta giorni la consultazione così da mettere a posto questo casino in cui si sono messi tutti quanti".  "Chiediamo solo - ha detto Pannella - che siano regolarizzate e normalizzate le elezioni, che altrimenti successivamente verrebbero annullate con un grave scandalo dalla giustizia italiana o dalla giurisprudenza internazionale". Contrarissimo, invece, Bersani. Il segretario del Pd, parlando all'assemblea dei radicali, dice chiaramente no al rinvio delle elezioni regionali sottolineando che ci sono ottime ragioni, anche giuridiche per temere ricorsi."Io non sono d'accordo sul rinvio delle elezioni. L'opinione pubblica potrebbe chiederci perchè rinviare il voto in 11 Regioni dal momento che il problemi riguardano una sola regione, in Lazio". E Bersani ha concluso, "andiamo con il popolo, andiamo a votare andiamo a vincere".

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