Appunti/ di Filippo Facci
Noi a casa, loro anche
Potrebbero manifestare insieme, visto che destra e sinistra straparlano ormai lo stesso idioma: dicono entrambe che la democrazia è a rischio, che c'è un golpe strisciante (è da quarant'anni che striscia: si alzasse) e dicono entrambe che l'avversario controlla i media, che l'avversario vuole un nuovo totalitarismo, entrambe si appellano ai ricorsi e alla magistratura - in questa fase, almeno - ed entrambe si fanno prendere serenamente per il culo dai radicali, entrambe dicono che il Capo dello Stato non si discute - dopo aver cercato di strattonarlo in tutti i modi - ed entrambe sono corresponsabili di quella spettacolare idiozia che è l'abolizione dei talkshow per un mese: ma sì, potrebbero ritrovarsi in piazza tutti assieme per manifestare e poi massacrarsi direttamente di botte, che le parole ormai stanno a zero. Non è solo battutismo puerile: lo stravolgimento del linguaggio è alla sua fase terminale, chiunque può dire tutto senza che nessuno alzi ciglio, tutti possono offendere tutti perché tanto nessuno si offende più. Fascista, comunista, golpista, razzista, piduista, pedofilo, mafioso, servo: ormai è un brusio, voci e lemmi svolazzano insignificanti, intercambiabili, svuotati di ogni peso culturale e storico, un parolaio senza chiaroscuri. Il pubblico, a casa, è senza talkshow, ma in questi giorni almeno ci sono le partite. Che cosa voterà, lo ha già deciso il suo portafoglio.