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La Rai serve. Due padroni

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Appunto di Filippo Facci

Eleonora Crisafulli
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Prima posizione: che scandalo, il presidente del Consiglio fa pressioni sul direttore del Tguno e telefona al Garante delle telecomunicazioni prima trattandolo come un suo dipendente - ciò che peraltro fu - e poi ordinandogli di chiudere dei programmi televisivi a lui notoriamente sgraditi. Seconda posizione: ma guarda questi, hanno scoperto l'acqua calda, hanno scoperto che Berlusconi non stravede per Annozero, hanno scoperto che le authority sono lottizzate come tutto il resto e perciò sono occupate anche da quei partiti di opposizione che ora fingono di stracciarsi le vesti. Terza posizione, se non disturba: la prima e la seconda posizione sono entrambe fondate, e infatti maggioranza e opposizione sono pronte a sostenerle entrambe a seconda che si trovino appunto in maggioranza o all'opposizione. Ma questo non banalizza il quadro generale, non lo relativizza, tantomeno lo giustifica. L'Authority per le comunicazioni - esattamente come quella buffonata che è la Commissione di vigilanza Rai - è un simbolo più o meno rilevante delle mani dei partiti sulla tv di Stato, il che sarà inevitabile sinché ci saranno dei partiti e sinché ci sarà una tv di Stato: è il giardino più fertile dove esercitare del potere non appena ne hai un'oncia, è il potere che non riformerà mai se stesso. Quindi non aspettatevi che il centrosinistra o il centrodestra possano cambiare le cose, sinché le cose - quelle cose che siamo noi - non si decideranno a cambiare loro.

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