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Strage di Erba, la difesa: "Chiederemo la perizia psichiatrica"

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Oggi riprenderà così il processo d'Appello per Olindo Romano e Rosa Bazzi

francesca Belotti
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Incapaci di intendere e volere al momento del delitto con questa motivazione la difesa chiederà l'assoluzione dei coniugi Romano, condannati all'ergastolo per la strage di Erba. I loro difensori, che, in via subordinata, solleciteranno una perizia psichiatrica per stabilire se al momento del fatto Olindo Romano e Rosa Bazzi fosssero capaci di intendere e di volere. Lo ha spiegato uno dei difensori dei coniugi Romano, il professor Nico D'Ascola, che è legale, tra l'altro, dell' imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, coinvolto nel caso delle escort che sarebbero state introdotte a palazzo Grazioli. “Chiederemo l'assoluzione - ha spiegato il professor D'Ascola - perché siamo convinti della loro estraneità. Qualora la corte dovesse ritenere di trovarsi in presenza di materiale probatorio insuperabile, dovrà stabilire se erano capaci o meno di intendere e di volere al momento dei fatti” Oggi riprenderà così il processo d'Appello per Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Como per la strage di Erba. I due coniugi, autori del quadruplice omicidio dell'11 dicembre 2006, si troveranno davanti ai giudici della prima sezione della corte presieduta dal giudice Maria Luisa Dameno. Siederanno l'uno accanto all'altro, in quella "cella matrimoniale" che da sempre reclamano a gran voce. A pochi passi di distanza ci saranno i familiari delle vittime della corte di via Diaz, quel "palazzo di ghiaccio" in cui morirono, sotto i colpi di spranghe e coltelli, Raffaella Castagna, il figlio Youssef di soli 2 anni, la nonna del piccolo, Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Si salvò, solo perché creduto morto, il marito Mario Frigerio, "supertestimone" nel processo di primo grado. Lo sguardo di Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef, tornerà a incrociare quello di chi gli ha sterminato la famiglia. “Non li perdonerò mai” la sua ultima dichiarazione, prima di partire dalla Tunisia. Azouz sarà a palazzo di Giustizia di Milano dove comincia il processo d'appello. “È passato del tempo, ma sono cose che non si possono dimenticare – commenta Azouz- . Non ho nessun dubbio sulla loro colpevolezza sono qui per avere giustizia”.  Azouz è tornato ieri dalla Tunisia per assistere al processo. Era stato espulso dall'Italia dopo aver patteggiato una pena per spaccio di stupefacenti. Nei mesi scorsi, Azouz si è risposato con una ragazza italiana da cui aspetta un figlio.

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