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Firenze, oppio contro il dolore del parto

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Si sperimenta il Renifentanil, oppioide di ultima generazione

Monica Rizzello
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Dopo l'iniezione epidurale arriva un altro metodo per partorire “dolcemente”, senza dolore. A Firenze infatti si punta sull'oppio. In realtà, il centro ospedaliero universitario di Careggi sta portando avanti una sperimentazione di un'iniezione endovenosa di un farmaco basato sull'oppio, per garantire alle donne che non possono o non vogliono sottoporsi all'analgesia epidurale di dare alla luce il loro bambino senza provare sofferenza. A condurla, il reparto di anestesia del dipartimento materno-infantile della struttura, guidato dalla dottoressa Anna Maria Melani. Oltre 1000 le pazienti già sottoposte al programma: tra queste, secondo l'indagine commissionata dallo stessa unità operativa, l'87% si è ritenuta pienamente soddisfatta di aver sperimentato il trattamento. Evitare il dolore del parto naturale, ma anche l'iniezione spinale dell'analgesia epidurale sarebbe quindi possibile attraverso un'endovenosa d'oppio. La prima ad averla sperimentata è la figlia della direttrice del reparto anestesia della maternità dell'ospedale di Careggi, dove è in corso il progetto pilota. La paziente numero uno Eleonora Zanardelli racconta: «Non sono stata preoccupata neppure per un momento: del resto, ero nelle mani di mia madre. Quella di sottoporsi a questo tipo di analgesia è stata una scelta più che giusta, il dolore del parto è stato molto attutito e non ho risentito di alcun effetto collaterale in seguito. Insomma, è andato tutto benissimo». La sperimentazione, incentrata su un farmaco basato sui principi dell'oppio, il Renifentanil, riguarda tutte quelle donne che, spiega la direttrice del reparto di anestesia del dipartimento materno-infantile della struttura, la dottoressa Anna Maria Melani, «a causa di patologie non possono sottoporsi all'analgesia epidurale, oppure semplicemente preferiscono un'alternativa all'iniezione nella colonna vertebrale, della quale magari hanno un po' paura». Il Renifentanil è un oppioide di ultima generazione: somministrato per via endovenosa, agisce a livello cerebrale sui recettori del dolore, elevandone temporaneamente la soglia di sopportazione da parte delle partorienti. Si tratta di una metodologia più “soft” dell'analgesia epidurale, che inibisce la sofferenza intervenendo direttamente sul sistema nervoso. «Il problema dell'utilizzo degli oppioidi, in passato, era quello degli effetti collaterali negativi sul bambino, ma con il Renifentanil, che ha un impatto lieve anche sul metabolismo della donna, questi vengono evitati» spiega Melani. Luciano Caprino, ordinario di Farmacologia dell'Università Sapienza di Roma, è in linea con la sperimentazione: «Questo farmaco è ben conosciuto - spiega l'esperto - ha il vantaggio di agire velocemente, in dieci minuti, e di sparire altrettanto rapidamente dall'organismo. Questo permette di evitare gli effetti collaterali molto più lunghi che si hanno utilizzando l'epidurale». L'unico effetto collaterale pericoloso potrebbe essere una diminuzione della frequenza respiratoria sia della mamma che del bambino, spiega Caprino: «È fondamentale che il farmaco venga somministrato in strutture idonee - afferma il farmacologo - perché nei rari casi in cui si ha una depressione della respirazione si può intervenire velocemente. Complessivamente però non c'è nessun problema nell'utilizzo, e anzi in certi casi può rivelarsi migliore rispetto all'epidurale». Studiato per garantire un parto dolce anche alle pazienti con problemi di coagulazione, una controindicazione che non permette di sottoporsi all'epidurale, l'oppioide viene somministrato per infusione continua, ma il dosaggio non è standard. Per ogni paziente «la quantità è "tagliata su misura" e dipende dai recettori oppioidi endogeni», spiega Melani. Il segreto di questo prodotto è nel metabolismo: «È un farmaco che non si accumula e non ha effetti collaterali né per la mamma né per il bambino, perchè viene metabolizzato da enzimi sempre presenti nell'organismo, anche in quello del bebè», precisa. Il reparto oggi riceve molte richieste per questo approccio innovativo. «In particolare sono donne terrorizzate dagli aghi o dai rischi dell'iniezione spinale», osserva la specialista. La tecnica si sposa con la filosofia dell'ospedale fiorentino, che punta sulla non medicalizzazione del parto. I risultati della sperimentazione sono stati anche pubblicati sulla rivista internazionale "Anesthesia and analgesia". L'assessore regionale alla Salute Enrico Rossi è favorevole all'iniziativa: «È la conferma - commenta - che la Toscana non si limita a produrre buona sanità ma esprime anche eccellenti livelli di ricerca. Ed è una soddisfazione ancora maggiore che ciò avvenga su temi di così grande rilevanza umana e sociale». Per il parto senza dolore «epidurale o oppio, l'importante che la donna possa scegliere». A dirlo è la senatrice Donatella Poretti (Radicali/Pd), ricordando che «solo nel 16% dei punti nascita in Italia l'analgesia epidurale durante il travaglio è offerta 24 ore su 24 e senza costi per l'utenza, mentre nel 27% degli ospedali l'epidurale viene applicata, ma saltuariamente e con limiti organizzativi».

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