Gli zombie di nuovo in tv
Michele Santoro abbandona i panni del giornalista per fare il novello Di Pietro. Parte con la solfa di Mussolini. Per l'occasione vengono riesumati i soliti noti: Luttazzi, Fo, Benigni e compagnia comica
Mussolini. Santoro inizia così il suo sermone, col solito Duce e poi il solito Silvio pidusta, pure. Dice che le intercettazioni di Trani vanno pubblicate (e quando mai qualcuno le ha nascoste), e che Annozero deve ricominciare, come se fosse stata sospesa per sempre. Eccolo di nuovo, il martire della libertà di stampa, l'alleato che verrà a liberarci dal neo fascismo. Come se stampa libera fosse uguale a stampa faziosa. Come se offrire un contraddittorio non fosse la base di quel giornalismo britannico tanto invidiato dal Santo e dai suoi discepoli. Centomila accessi in internet per la puntata "carbonara" di "non è la Rai". Morgan non sembra proprio in gran forma, farnetica e poi passa al piano, Luttazzi ci ha messo otto anni per raccontarci i dettagli anatomici di come ci si "incula" . Berlusconi, Napolitano, Mauro Masi, Bersani, Fini, l'Agcom: manca solo il Papa nella lista delle istituzioni a cui Michele Santoro intende dare lezioni di libertà e indipendenza. Ma può darsi ci sia spazio pure per una bacchettata al Santo padre durante “Raiperunanotte”, la puntata di Annozero travestita da manifestazione sindacale che è andata in scena ieri sera a Bologna. Nel Paladozza trasformato per l'occasione in Palazzetto di Giustizia, la premiata ditta di demolizioni mediatiche guidata da Michele sforna il consueto processo del giovedì che Rai Due non può mandare in onda, causa par condicio e divieti della Vigilanza di Viale Mazzini. C'è però da notare un'evoluzione del personaggio Santoro. Ormai non è più un martire della libertà, un semplice contestatore catodico di quelli che vorrebbero abbattere Silvio con ogni mezzo. Punta più in alto. C'è però da notare un'evoluzione del personaggio Santoro. Ormai non è più un martire della libertà, un semplice contestatore catodico di quelli che vorrebbero abbattere Silvio con ogni mezzo. Punta più in alto. Michele sparla di tutto e tutti, giudica a destra e a manca dal suo pulpito di “più puro dei puri”. Non è soltanto un giornalista fazioso (epiteto di cui si fregia con orgoglio): è un leader politico a tutti gli effetti. E questa sera a Bologna parlerà ai suoi fan più agguerriti, circondato dai suoi sostenitori più fedeli. I primi lo hanno sostenuto donando due euro e cinquanta per pagare i costi della manifestazione, gli altri si sono riuniti in una sorta di governo dei censurati: il ministro della Giustizia Marco Travaglio, poi Vauro, Gad Lerner, persino Morgan (“epurato” da Sanremo, visto che non si poteva trovare di meglio). Dalle catacombe del piccolo schermo marciano compatti i Paolo Flores d'Arcais, il riesumato Daniele Luttazzi, l'espatriato Antonio Tabucchi. Nelle ore prima del grande evento, il capo carismatico Michele è apparso in ogni trasmissione tivù possibile e immaginabile: telefonate all'Infedele di Lerner su La7, ospitate a Parla con me della Dandini, dibattiti su Repubblica Tv, mercoledì sera pure un'intervista a Tetris dell'amico Luca Telese. E ancora conferenze stampa, interviste, dichiarazioni. A leggerle, sembra di aver davanti un nuovo Di Pietro. Su Repubblica Santoro ha spiegato a Giorgio Napolitano come si deve comportare un capo dello Stato: «Sento che lui condivide l'idea di un primato della politica», ha detto, «per me invece vengono innanzitutto le regole». Che sarebbero le seguenti: «Il cda della Rai fa l'amministratore di un'azienda e i partiti escono dai luoghi di garanzia altrimenti la loro invadenza diventa una minaccia democratica. E chi non lo capisce sta dentro il conflitto d'interessi». Il presidente è servito. Segue bastonata al direttore generale della Rai: quando gli parli, sostiene, non sai «se stai parlando anche con Gasparri». Masi è «un dipendente che prende ordini». Avanti un altro, e tocca ai membri di minoranza dell'Agcom, colpevoli di non aver difeso abbastanza Annozero: «Vedo l'opposizione incerta, vogliono stare nei pacchetti di nomine, dentro la distribuzione del potere». E Bersani? Il segretario del Pd ha «molta strada da fare», «io gli darei due frustate sul sedere per svegliarlo un po'». Se Pier Luigi non va bene per contrastare il Cavaliere, nemmeno Gianfranco Fini è all'altezza: «Ha fatto tutte le battaglie tranne quella a favore della libertà di espressione e contro il conflitto d'interesse. Per me invece quello è il primo guanto di sfida da lanciare a Berlusconi». Bocciato anche l'ex An. Se Pier Luigi non va bene per contrastare il Cavaliere, nemmeno Gianfranco Fini è all'altezza: «Ha fatto tutte le battaglie tranne quella a favore della libertà di espressione e contro il conflitto d'interesse. Per me invece quello è il primo guanto di sfida da lanciare a Berlusconi». Bocciato anche l'ex An. Sul premier, ormai, si è già detto tutto il male possibile, quindi basta ribadire che «ci odia, ci odia anche il suo popolo». E, del resto, «ha già perso» nella sfida ad Annozero. Insomma, l'unico buono è lui, Michele, il conduttore-condottiero. Lui è liberale e progressista, di sinistra e imparziale, giustizialista e libertario. Pochi possono stargli a fianco, se però abbassano la cresta. Ne sa qualcosa Marco Travaglio, che gli scrisse una letterina sul Fatto per chiedere più spazio e ne ottenne in cambio pelo e contropelo. Secondo Santoro, il solo avversario credibile di Berlusconi è proprio Santoro. E se Silvio da tempo è fissato con Annozero, Michele è senz'altro ossessionato dalla sua nemesi Berlusconi (io sono Moby Dick e lui è Achab, ha detto a Tetris). Il fatto che il presidente del Consiglio segua la sua trasmissione, spiega Michele, «ci dà una credibilità infinita». Questa sera, Santoro sarà incoronato dai suoi fan, potrà finalmente godere del loro caldo abbraccio. «Apparteniamo al pubblico», predica nelle interviste. Sfida la Rai, verrà trasmesso in contemporanea da web, radio, satellite, emittenti locali. Onnipresente e onnipotente. Il sindacato dei giornalisti è schierato dalla sua parte, altri conduttori come Giovanni Floris e Gad Lerner sanno che devono rendergli omaggio per entrare nel novero dei giusti. Anche se Santoro sembra non amare troppo gli intellettuali - preferisce i comuni antiberlusconiani - alla sua corte ci sono premi Nobel (Dario Fo) e premi Oscar (Roberto Benigni), scrittori, comici e professori, quasi quanti ne aveva Walter Veltroni ai tempi d'oro. Chi non c'è stasera è un «Bruno Vespa qualsiasi» (definizione che riprendiamo dal Fatto Quotidiano). O uno che ha paura, come Filippo Rossi di Farefuturo, il quale avrebbe dovuto partecipare a “Raiperunanotte”, ma ha declinato per non fare «la foglia di fico». Michele Arcangelo su Rai Due ha avuto anche 7 milioni di ascoltatori. Forse spera, con un miracolo, di trasformarli in votanti. A quel punto, potrebbe aspirare alla santità.