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Maestro unico e voti in decimi

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La Camera dice sì alla Gelmini

Albina Perri
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Passa il decreto Gelmini sulla scuola. L'Aula della Camera ha votato a favore del decreto che introduce tra l'altro il maestro unico alle elementari e il voto in forma numerica al posto del giudizio. La maggioranza ha votato compatta a favore del provvedimento. I voti a favore sono stati 321, i no 255. Due gli astenuti. Il provvedimento presentato dal ministro dell'Istruzione a fine agosto, tra le principali novità, oltre all'abolizione del team di docenti nella scuola primaria, introduce la valutazione della condotta ai fini del giudizio finale sullo studente, il ritorno dei voti, la sperimentazione dell'insegnamento di educazione civica ("Cittadinanza e Costituzione"), la disposizione che i testi scolastici "durino" almeno cinque anni. Prima novità: il maestro unico alle elementari. Dal prossimo anno scolastico, gradualmente (si comincia con le prime classi), ci sarà un solo docente, affiancato dagli insegnanti di religione e di inglese. E per le ore di insegnamento aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo di insegnamento è previsto che si possa attingere, per l'anno 2009, dai bilanci dei singoli istituti scolastici. Seconda novità: eliminata la bocciatura alle elementari per una sola insufficienza. Nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione. Scompaiono i giudizi (sufficiente, discreto, distino...)  e torna il voto in decimali. Si introduce l'impegno a tener conto, nella valutazione del rendimento scolastico, dei disturbi specifici di apprendimento e delle disabilità degli alunni. "Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola, che rimetta al centro la sfida educativa in collaborazione stretta con la famiglia": così Mariastella Gelmini ha definito il suo progetto al centro del decreto legge su cui il governo ha posto la fiducia. "La scuola a cui penso", ha detto il ministro, "e a cui pensa anche il presidente Berlusconi, recupera dal passato alcuni principi attualissimi ma guarda al futuro, ammodernando e colmando alcuni gap come ad esempio quello delle lingue straniere". La Gelmini ha sottolineato anche lo "sforzo in atto da parte del governo per riqualificare la spesa" che, nel settore della scuola, si traduce in "un riposizionamento delle risorse, grazie anche al ministro Brunetta, sull'innovazione tecnologica, per la quale sono stati stanziati 43 milioni in tre anni per dare più servizi alle famiglie, dalle pagelle on line alla prenotazione telematica dei colloqui con i docenti alla formazione on line degli insegnanti". "Vogliamo una scuola dell'efficienza, del rigore e della serietà", sostiene la leghista Paola Goisis, secondo cui "chi si scandalizza per il decreto con la fiducia non ha idea della situazione della scuola italiana, i cui problemi vanno risolti". Sulla stessa linea anche Fabio Garagnani (Pdl), secondo cui »non è questione di grembiule e di voto in condotta ma di lavorare alla qualità della scuola italiana". Insomma, per l'esponente di maggioranza "il decreto legge non è una restaurazione ma lo strumento per il recupero di valori fondanti della comunità nazionale. Valori che la scuola deve tutelare anche se fino ad ora non lo ha fatto". Dunque, un decreto "per mettere in sintonia la scuola con un Paese che vuole cambiare e voltar pagina, prescindendo dalle barriere ideologiche". Ma i rossi non ci stanno. E scatta immediatamente la polemica. "La riforma della scuola che il governo impone con il voto di fiducia si scrive Gelmini ma si legge Tremonti, unico ministro che decide per tutti gli altri ministri bidelli", tuona Silvana Mura dell'Idv rilevando che nel testo "ci sono solo tagli", mentre "della Gelmini sono i provvedimenti: a lei l'Idv assegna il 4 in condotta per una riforma che rottama la scuola e con essa il diritto all'istruzione. Sulla fiducia vota no pure l'Udc". Sono d'accordo sul fatto che la reintroduzione del voto in condotta o del grembiulino non migliorerà la situazione drammatica in cui versa la scuola, ma rimane il fatto che il titolare dell'Istruzione, contrariamente alle sue promesse ne sta cambiando il volto senza avviare prima un dibattito ampio e senza il consenso dei protagonisti del comparto", sostiene Luisa Capitanio Santolini, ribadendo che "nessuna urgenza giustifica un decreto sulla scuola blindato dalla fiducia". E Maria Coscia del Pd ribadisce che "il vero autore del decreto è Tremonti, secondo cui la scuola italiana, sebbene buona, è troppo costosa"; che "dall'opposizione non c'è stato nessun comportamento ostruzionistico ma solo la voglia di confrontarsi sul merito"; e che il "pasticcio contenuto nel decreto impedisce di costruire un futuro per il Paese".

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