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Fini si abbandona alla deriva

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Leader a mollo. Così può soltanto andare alla deriva. Ormai deve scegliere: o si stacca dal partito o si limita all'opposizione interna. Senza alcuna prospettiva

Monica Rizzello
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di Gianluigi Paragone Se il problema è l'asse con Umberto Bossi, beh, Silvio Berlusconi ha lanciato un segnale forte a Gianfranco Fini. «Bossi è l'unico alleato che abbiamo, Dio ce lo conservi». Clic, buonanotte ai suonatori e ai canterini col dono della stecca. In una intervista a “Porta a Porta”, il premier tiene il punto rispetto alle rivendicazioni politiche dell'ex leader di Alleanza Nazionale, come a voler mettere fin da subito alcune cosette in chiaro. La prima: i rapporti con la Lega sono e saranno saldi. La seconda, questi rapporti li tengo io e se non ti va bene, la porta è aperta. La piega che sta prendendo questa settimana - una settimana decisiva nel centrodestra - non sembra affatto delle più scontate. L'impressione è che il Cavaliere non intenda assolutamente concedere sconti o regalare scorciatoie a Fini, al quale non resterebbe dunque che passare alla conta e poi decidere dove investire il capitale. Corrente o gruppo parlamentare autonomo, una cosa è certa: non potrà finire a tarallucci e vino perché l'aria che tira è aria di sfida. «Se troveremo la quadra con Fini? Non dipende da me», risponde a Vespa un Berlusconi nelle cui orecchie rimbomba ancora l'eco dello scontro tra Lupi e la Santanché da una parte e Bocchino con Urso dall'altra, in onda venerdì sera su Raidue a “L'Ultima Parola”. Vincitori e il vinto Non dipende da me, dice Berlusconi, dipende da Fini. In effetti è così: è il presidente della Camera che ha infilato la pallina in questo strano flipper, e ora tocca a lui decidere come e se giocarla. Certo, non è facile soprattutto alla luce dei recenti risultati. In fondo Berlusconi e Bossi hanno vinto le elezioni dimostrando quanto siano in sintonia col Paese. Chi le ha perse invece è Fini, le cui previsioni sono andate a sbattere un'altra volta con la realtà. (Già accadde con le politiche dove aveva puntato sul pareggio e quindi sull'imballamento del Cavaliere). Mai come in questo momento Fini è in difficoltà, pertanto o sta fermo un giro oppure tenta di studiare il balzo della rana. Stare fermo un giro come se nulla fosse accaduto in questi giorni equivale a una resa. Pertanto lo scenario mi pare improbabile. Di contro, studiare il superamento di questa fase è più nelle corde di un politico professionista qual è il presidente della Camera. Occorre però coraggio. Il coraggio di ribaltare il tavolo. Limitarsi al controcanto alla lunga è come interpretare la parte della suocera chiacchierona: più che rompere le scatole non fa Nuovo contenitore Se davvero Fini ha in testa un nuovo mondo, una rupture come dice il direttore del Secolo Flavia Perina nelle sue analisi, lo deve dimostrare ora. Deve costruire un contenitore nuovo. Nuovo rispetto all'asse con la Lega, nuovo rispetto a quei mondi moderati con cui si vorrebbe interfacciare. La fondazione Fare Futuro serve a poco se poi il pensatoio non ha uno spazio dove misurare le idee. Per far camminare le nuove tesi in campo sociale (penso all'immigrazione) o in campo economico o bioetico o giuridico, Fini ha bisogno di un soggetto creato su misura: fintanto che quelle idee restano minoranza nel PdL campa cavallo. Non credo neanche che il ritorno alla vecchia Alleanza Nazionale sia la soluzione della questione, come invece sento parlare. Allora che fare? Proviamo a fare qualche ipotesi. La prima. Una corrente interna per cominciare, per ridisegnare gli equilibri e poi vedere. È la soluzione più gettonata, anche se è la più debole. Significa che Fini non ha abbastanza truppe e quelle che ha sarebbero ininfluenti per combinare qualcosa. Al Cavaliere basta uno schiocco di dita per togliere acqua e prosciugare la corrente. Certo è un inizio, ma anche la fine: il logoramento stanca. Questione di numeri Seconda ipotesi. Fini strappa del tutto e autorizza due gruppi parlamentari autonomi. Sarebbe un dato politico di notevole entità, perché vorrebbe dire emanciparsi da Berlusconi e da un PdL che è sostanzialmente a sua immagine e somiglianza. Ma, appunto, ci vogliono i numeri: venti alla Camera e dieci al Senato. Fini li ha? E soprattutto poi avrebbe i voti per avventurarsi da solo contro Berlusconi? (Perché va da sé che fatto il gruppo autonomo lo step successivo è andare ognuno per la propria strada…) Terza e ultima ipotesi. Fini strappa un risultato di maniera in qualche modo e lo vende per uno scalpo. Siccome crediamo che Fini non ha messo in piedi questo popò di roba per tornare a casa col pesciolino rosso del luna park, è una ipotesi che vorremmo scartare a priori. Non vorremmo sbagliarci.

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