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Thailandia, ancora tensione. Sparatoria tra esercito e Camicie rosse: almeno 16 feriti, 2 gravi

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Il premier: "Pronto a dimettermi per il bene nazionale, ma i problemi non riguardano i politici"

Monica Rizzello
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Il primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva si è detto oggi pronto a dimettersi nel caso in cui valutasse di essere un ostacolo per la stabilità del Paese: «Non ho mai messo i miei interessi personali prima dell'interesse nazionale, ma noi possiamo vedere che i problemi del Paese non riguardano solo i politici». Il premier ha detto che «i problemi riguardano anche il terrorismo e la stabilità regionale, e noi dobbiamo risolverli contempotanemente». Secondo Abhisit, «il Paese ha bisogno di qualcosa di più che una soluzione a breve termine, dal momento che nuovi problemi rimpiazzerebbero quelli vecchi di volta in volta». In merito alla protesta in atto a Bangkok, infine, il premier ha chiarito che «al momento l'esercito non ha piani per applicare la legge marziale». La protesta delle camicie rosse, vicine all'ex premier populista in esilio Thaksin Shinawatra, è iniziata ormai da 48 giorni e il governo è sotto pressione per uscire dallo stallo, liberando la città dai manifestanti o accogliendo la loro richiesta di nuove elezioni. Intanto, l'esercito thailandese ha sparato colpi in aria nel tentativo di fermare una manifestazione di Camicie rosse. Dopo la breve sparatoria, seguita a poca distanza da un'altra raffica di colpi nell'aria, le Camicie rosse hanno preso possesso di una stazione di benzina lungo la superstrada Vibhavadi-Rangsit, rafforzate dall'arrivo di altre centinaia di manifestanti. L'esercito thailandese ha sparato proiettili di gomma per disperdere le circa duemila Camicie rosse che, a bordo di moto e di pick-up, si stavano dirigendo verso il Memorial Nazionale a Pathum Thani, nel distretto di Khu Khot a Bangkok. L'esercito thailandese ha inoltre arrestato il leader delle Camicie rosse Kwanchai Phraiphana, che oggi ha partecipato agli scontri con le forze dell'ordine a Don Muang, nel nord di Bangkok. Poco prima, i militari avevano usato proiettili di gomma per disperdere i manifestanti, che si erano diretti al Memoriale Nazionale. Il leader dell'United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) Jatuporn Prompan ha quindi ordinato ai dimostranti anti-governativi di ritarsi immediatamente. Un soldato gravemente ferito dopo essere stato colpito alla testa (si teme che sia morto), almeno altri 16 feriti di cui due in gravi condizioni. È il bilancio della sparatoria scoppiata dopo le 14 (le 9 in Italia) tra le forze di sicurezza thailandesi e un gruppo di circa duemila Camicie rosse alla periferia nord di Bangkok, lontano dal territorio che i manifestanti antigovernativi occupano da settimane nel centro della capitale. Il soldato ucciso, secondo i media thailandesi, è stato colpito alla testa da «fuoco amico». Testimoni riferiscono comunque di aver visto camicie rosse lanciare razzi artigianali. Lo scontro si è concluso dopo una ventina di minuti, complice anche un acquazzone che si è abbattuto sull'area. La tensione è intanto aumentata anche attorno al campo base della protesta. Un'esplosione si è verificata nel pomeriggio all'ingresso della Silom Road, nel quartiere finanziario, a un centinaio di metri dalla barricata eretta dai “rossi”. È stata invece smentita dalle Camicie rosse la notizia dell'arresto di Kwanchai Phraiphana, uno dei leader che hanno guidato i dimostranti negli scontri di oggi, sul quale pende uno dei 24 mandati di arresto emessi contro i capi del movimento popolare.

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