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Leo e il Milan, addio a fine stagione

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Alla vigilia del match con la Viola, il tecnico conferma i problemi con Berlusconi: "Visioni diverse e caratteri forse incompatibili"

Roberto Amaglio
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Erano passate poche ore dalla sconfitta a San Siro contro il Manchester. Un Milan stellare nel primo tempo cadeva per 3 a 2 trafitto da Rooney e dalle sviste difensive. Tuttavia la squadra era uscita tra gli applausi dei tifosi e con la convinzione di potersela giocare anche all'Old Trafford, forte di un rendimento e di un nuovo stile di gioco che le aveva permesso di risollevarsi in campionato dopo l'avvio traballante. Ma dal coro si alzò una voce contraria: "Questa è una gran bella squadra, che avrebbe tutto per vincere. Se però la facessero giocare bene". Una critica con destinatario Leonardo, inviata nientemeno che dal presidente Silvio Berlusconi, evidentemente non pienamente soddisfatto degli equilibri del suo team. A distanza di tre mesi da quelle dichiarazioni e con il senno di poi, ai lettori il compito di dire chi aveva ragione; sta di fatto che da allora qualcosa tra Berlusconi e l'allenatore brasiliano si è rotto. E del resto le scermaglie delle ultime settimane non lasciavano aperte molte soluzioni: tra il Milan e Leonardo il rapporto finirà a fine stagione. "Visioni diverse e caratteri forse incompatibili - ha ammesso l'allenatore rossonero incalzato dai giornalisti nella conferenza stampa di presentazione di Milan-Fiorentina -. Niente succede per un motivo solo. E' vero che il rapporto è quello che è, ma non da oggi. E' una cosa che esiste, tutto qui". E ora? E ora per il Milan si aprono due scenari importanti: il raggiungimento del terzo posto (con la conseguente qualificazione diretta in Champions) e la pianificazione del futuro. Per quanto riguarda il finale di stagione, Leonardo parla ancora da condottiero, smentendo chi vede nel Milan una squadra ormai pago. "Chiudere al terzo posto dipende solo da noi e la partita di domani è importantissima. La squadra ha sempre avuto testa, altrimenti non avrebbe fatto quello che ha fatto. A Palermo siamo andati con tanti problemi, poi la partita è cominciata male ma nonostante tutto la squadra ha reagito. Insomma orgoglio e voglia ci sono, poi si può giocare bene o male, si possono commettere errori, li faccio anche io". Il futuro, invece, è un rebus. I nomi certo non mancano: si è parlato di Allegri, di Giovanni Galli, di Prandelli, persino di Lippi, forse il nome altisonante che Berlusconi vuole. Intanto, però, c'è la Viola e il terzo posto. Del resto se ne parlerà più avanti.

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