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Omicidio 13enne, assolti i 4 imputati

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Don Fortunato di Noto: "Trovare il colpevole della morte di Francesco Ferreri"

Monica Rizzello
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La sentenza - Sono stati assolti dalla Corte d'appello di Caltanissetta i quattro imputati per l'omicidio di Francesco Ferreri, il 13enne assassinato a Barrafranca (Enna) il 16 dicembre 2005. In primo grado uno dei quattro, Giuseppe Faraci, 25 anni, era stato condannato all'ergastolo come esecutore materiale del delitto, mentre gli altri con pene dai 10 ai 12 anni, per la “sola” violenza sessuale. Si tratta di Calogero Mancuso, 46 anni, Antonio Lo Bue, 44 anni, e Salvatore Randazzo, 24 anni. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Il dolore della madre - Dopo la sentenza, la madre di Francesco, Anna Bonanno ha gridato il suo dolore in aula: «Non mi fermerò, voglio giustizia per mio figlio. «Si può immaginare come mi senta - aggiunge - Ma andrò avanti. Non è possibile che per un giudice gli imputati erano colpevoli e per l'altro non c'entrino nulla». «Mio nipote oggi è stato ucciso per la seconda volta - dice lo zio di Francesco, Angelo Ferrigno, sindaco di Barrafranca - Come può un giudice condannare all'ergastolo e l'altro assolvere? Questo vuol dire che la giustizia non esiste e questi da innocenti sono stati in carcere 4 anni». L'omicidio - I quattro imputati, tutti di Barrafranca - insieme a un minore condannato a 8 anni di carcere per violenza sessuale dal tribunale per i minori e poi in appello dichiarato non imputabile perché incapace di intendere - furono arrestati il 15 maggio del 2006 con l'accusa di avere partecipato all'omicidio di Francesco. Il 13enne era scomparso da casa il 16 dicembre 2005. Il suo corpo fu ritrovato in una scarpata nei pressi della diga Olivo. Ad accusare gli imputati era stato anche un testimone minorenne che sarebbe stato costretto, assieme a Francesco, ad assistere a rapporti sessuali e a subirli in una stalla. Francesco morì a causa dei colpi in testa sferrati probabilemente con una chiave inglese, dopo le violenze sessuali, alle quali aveva tentato di opporsi (per questo, secondo gli inquirenti, aveva anche il braccio rotto). Le parole di don Fortunato di Noto - «Francesco Ferreri ci chiede giustizia e le sue urla risuonano ancora nelle coscienze di tutti quelli che ritengono intoccabile qualunque ragazzino. In Italia come nel mondo» afferma don Fortunato di Noto, il sacerdote fondatore dell'Associazione Meter, commentando la sentenza della Corte d'appello di Caltanissetta, che ha assolto i quattro imputati per l'omicidio del 13enne assassinato a Barrafranca (Enna) il 16 dicembre del 2005. «Ancora non conosciamo le motivazioni che hanno spinto i magistrati nisseni a decidere in questo senso - osserva don Di Noto - ma questo non vuol dire che il caso sia chiuso. Invito gli inquirenti a riprendere le indagini da zero e garantire giustizia a una vittima di appena 13 anni. Le urla di questo ragazzino, ammazzato come ricordiamo con vari colpi alla testa, continuano e continueranno a risuonare nelle coscienze di chi ha compiuto questo gesto infame e in quelle di chi non farà il massimo per assicurare alla giustizia gli assassini di Francesco. Esprimiamo - conclude don Di Noto - piena solidarietà, come abbiamo fatto in tutti questi anni, alla famiglia di Francesco». Le lacrime degli imputati - Dopo la sentenza, letta a porte chiuse, gli imputati sono scoppiati a piangere. Per la corte d'Assise d'appello, dunque, l'assassino di Francesco è ancora sconosciuto. Ad attendere fuori dalle carceri, di Enna e Caltanissetta, Giuseppe Faraci, 25 anni, l'unico condannato per l'omicidio in primo grado, Calogero Mancuso, 46 anni, Antonio Lo Bue, 44 anni, e Salvatore Randazzo, 24 anni (accusati di violenza sessuale) c'erano familiari e amici. I quattro erano detenuti da maggio del 2006. «Ringrazio i giudici che hanno saputo leggere le carte e ristabilire la verità», ha detto commosso Antonio Lo Bue.

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