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Napolitano vs Borghezio: "Secessione salto nel buio". "Macché! Un bel sogno"

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Al Presidente che parla da Marsala risponde l'europarlamentare leghista

Roberto Amaglio
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Napolitano si stringe al Tricolore, lanciando da Marsala messaggi di unità nazionale e criticando le nuove spinte separatiste, viste come "un autentico salto nel buio". Borghezio, invece, srotola dal cassetto la verde bandiera padana e torna a cullare la secessione, considerata un sogno a cui i padani non rinunceranno mai. Sono queste le due facce dei festeggiamenti odierni in vista dei 150 anni dall'Unità Italiana, che hanno visto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano andare a Marsala per rivendicare il ruolo che l'Isola e tutto il Mezzogiorno hanno avuto nello sbarco dei 1000 e nell'opera unificatrice dei moti del 1848 e del 1860. "Senza la sicilia e il Mezzogiorno non si sarebbe certo potuto considerare compiuto il processo di unificazione dell'Italia - ha affermato Napolitano -. non si sarebbe potuto far nascere uno Stato che rappresentasse pienamente la nazione italiana e che si ponesse, in pieno Ottocento, tra i maggiori Stati europei". Ricordando l'arrivo di Garibaldi a Salemi, città in cui si recherà nel pomeriggio, Napolitano ha spiegato i meriti e i valori di unificazione che la Sicilia espresse nel corso dello sbarco dei Mille. "No, l'isola non fu passivo teatro di un'offensiva liberatrice condotta da altri. Espresse forze proprie per affrancarsi da un regime che da tempo sentiva nemico e contribuì decisamente a uno storico balzo in avanti del movimento per l'unità italiana". E qui parte l'attacco ai salti nel buio di chi coltiva spinte secessionistiche e revisionistiche, sia al nord che al sud. "Non c'è spazio per pregiudizi e luoghi comuni che purtroppo ancora o nuovamente circolano, nell'ignoranza di quello che il Mezzogiorno, dando il meglio di sè, ha dato all'Italia in momenti storici essenziali", ha ammonito il Presidente Napolitano. "Chi si trova a immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello Stato nazionale, attraverso secessioni o separazioni comunque concepite, coltiva un autentico salto nel buio. Tuttavia è necessario che non si coltivino nel Mezzogiorno rappresentazioni semplicistiche delle difficoltà che esso ha incontrato, dei prezzi che ha pagato, per errori e storture delle politiche dello Stato nazionale nella fase della sua formazione e del suo consolidamento". Moniti forti in ambo le direzioni, quindi, con la politica centrale e il nord che non hanno saputo assecondare le virtù e le richieste del sud, e il sud che per troppi anni non ha saputo fare autocritica sui suoi limiti nell'autogestione. "Non è la prima volta che lo dico e sento il bisogno di ripeterlo: le critiche, che è legittimo muovere in modo costruttivo agli indirizzi della politica nazionale per scarsa sensibilità e aderenza ai bisogno della Sicilia e del sud, non possono essere accompagnate da reticenze e silenzi su quel che va corretto, anche profondamente, qui nel Mezzogiorno, sia nella gestione dei poteri regionali e locali che nel funzionamento delle amministrazioni pubbliche". Come detto in apertura, però, nemmeno questa volta il presidente della Repubblica italiana può incassare applausi bipartizan. A criticare le idee della principale carica Istituzionale dello Stato è il leghista Mario Borghezio, il quale difende l'idea culturale della secessione, come principio di autodeterminazione dei popoli. "Nessuno potrà mai togliere a noi padani il sogno della secesssione - ha affermato l'europarlamentare della Lega Nord -. La secessione è un'idea bellissima, coltivata e promossa anche dai migliori spiriti della Resistenza. Appartiene inoltre al diritto internazionale secondo il principio di autodeterminazione dei popoli ed è riconosciuta da tutte le Carte internazionali".

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