Intercettazioni, da lunedì in aula
L'appello di Schifani: "Non sia legge bavaglio"
Il ddl intercettazioni è stato approvato in notturna in Commissione giustizia del Senato. Una corsa contro il tempo, per un disegno di legge che in aula, molto probabilmente, sarà stravolto. Non si contano più, ormai, gli appelli per modificare quella che è unanimamente conosciuta come Legge Bavaglio. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ha lanciato un nuovo appello per svelenire il clima. "Vorrei evitare che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata come legge bavaglio nei confronti della comunicazione". L'iter in aula - Il ddl andrà in aula al Senato da lunedì 31 maggio. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl, ha detto che il dibattito in aula sarà concentrato in 10 ore e non esclude che già martedì primo giugno possa arrivare il voto finale. E' probabile, inoltre, il ricorso alla fiducia. La maratona notturna - Il presidente della commissione Senato, Filippo Berselli, è soddisfatto dell'approvazione. «Avevo detto che entro oggi lo avremmo approvato e così è stato. Ora andremo in aula per l'esame. Sicuramente presenteremo degli emendamenti migliorativi. Personalmente presenterò quello che riduce la forbice tra sanzione minima e massima per gli editori. Rivedremo anche le norme che riguardano le sanzioni per i giornalisti. Andrà recuperata anche la parte che riguarda le registrazioni fraudolente». Il presidente è soddisfatto anche perché «la commissione si è finalmente liberata di questo peso e potrà occuparsi del ddl anticorruzione». Mezza retromarcia - Sul ddl intanto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, innesta una mezza marcia indietro. Ieri sera in Senato ha annunciato che «il testo della Camera è ancora il compromesso migliore sui punti più controversi della riforma» e che è su quello e non su altro che a Montecitorio, oltre un anno fa, il governo incassò la fiducia. Un testo che, secondo il ministro, «ha rappresentato un compromesso alto tra i tre principi costituzionali in gioco: la privacy, il diritto di cronaca e quello relativo alle indagini». L'opposizione - Non si placano le polemiche, che ieri avevano visto schierati in prima linea i direttori di alcuni quotidiani. Decisamente contrariati il capogruppo del Pd in commissione, Silvia Della Monica e il responsabile giustizia dell'Idv, Luigi Li Gotti. Quest'ultimo, tra l'altro, sottolinea tra le incongruità del testo quella secondo la quale non si prevederebbero le sanzioni per gli editori nel caso in cui il giornalista debba rispondere del reato di pubblicazioni delle intercettazioni estranee alle indagini o di cui era stata vietata la pubblicazione. Reato per il quale, invece, il cronista rischia da uno a tre anni di reclusione. E Della Monica aggiunge: «Non so davvero di cosa debba essere soddisfatto Berselli visto che così si impedirà di indagare di fatto anche sulla corruzione che è il prossimo provvedimento all'esame della commissione. Non c'è proprio niente di cui essere contenti...». Stato di polizia - Ieri, il ministro Alfano, ha voluto sottolineare come il testo sulle intercettazioni non mini in alcun modo il corso della giustizia: "Non si può intercettare tutto e sempre. Se si dice che più si intercetta più reati si scoprono, allora intercettiamo tutti gli italiani 24 ore su 24. Così scopriremo certamente tanti reati, ma avremo uno Stato di Polizia". A margine del convegno organizzato per il 18/esimo anniversario della strage di Capaci, il Guardasigilli ha spiegato che "la legge in discussione sulle intercettazioni lascia tutto inalterato per quel che riguarda i reati di mafia e terrorismo, anzi risparmiando sulle intercettazioni inutili ci saranno più fondi per quelle necessarie. Nei prossimi giorni lavoreremo per rendere il testo più equilibrato, garantendo i tre principi fondamentali: diritto alla riservatezza, diritto di cronaca e diritto di indagine". La legge sulle intercettazioni non avrà dunque alcuna ripercussione negativa sulle inchieste antimafia. L'aula del Senato esaminerà il ddl intercettazioni a partire da lunedì 31 maggio. Il termine per gli emendamenti sarà fissato per venerdì 28 maggio. I tempi di discussione saranno contingentati e le opposizioni riferiscono che il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito non ha escluso la fiducia.