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Marco guinzaglio

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Appunto di Filippo Facci

Eleonora Crisafulli
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Craxi aveva Ugo Intini, lo squalo ha il pesce pilota, le mucche hanno i tafàni: e Di Pietro ha Marco Tramaglio.  Non c'è niente da fare: l'uomo ciclostile, ogni volta che Tonino viene attaccato, esplode in un garantismo entusiastico che ricorda le groupie dei Rolling Stones, le ragazze che seguivano il gruppo nelle tournee e che sognavano di emularli dopo essersi chiuse in camerino con loro. L'ultima fellatio è da applauso: dopo gli elementari rilievi del Corriere sul pupazzone molisano (peraltro in ritardo di 15 anni) Tramaglio nell'ordine ha sfoderato una mega-intervista, articoli vari, un editoriale, una difesa punto per punto (una versione semplificata per handicappati, lodevole) e addirittura un link che rimandava all'autodifesa dipietresca sul Corriere, cioè le solite migliaia di pagine che per qualche ragione non convincono mai nessuno. Mancava solo una foto con Di Pietro che salta nel cerchio di fuoco. A parte altre cinquemila cosucce, due in particolare non risultano chiare: 1) Perché i fratelli manetta, nell'inondare il Pianeta di sentenze, non mettono MAI quella bresciana del 29 gennaio 1997 che supera le precedenti e spiega quanto Di Pietro fu cialtrone e, soprattutto, assicura che sarebbe stato sanzionato dal Csm se non si fosse dimesso da magistrato?; 2) Se sugli appartamenti è tutto così chiaro, perché oggi i magistrati re-interrogano Di Pietro? Ce lo spiegherà - bàu bàu - Marco Tramaglio dopo la pubblicità.

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