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E' sbattezzato. Il don gli impedisce di giocare al torneo parrocchiale

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L'aut aut del parroco di Brenno Useria (VA). "Se partecipa lui la squadra è fuori"

Roberto Amaglio
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Ci eravamo abituati a tutto nel mondo del calcio, a tutti i livelli. Dagli insensibili bambini (dietro la spietata formula  “Il pallone è mio e decido io chi far giocare”) ai dictat tattici dei presidenti che bypassano gli allenatori, passando ovviamente per i casi della Gea e dei contratti a due velocità per i giocatori con certi procuratori. Tuttavia mai ci saremmo aspettati di vedere un ragazzo bandito dalla sua squadra di calcetto prima di un torneo parrocchiale per ordine dello stesso don. Talvolta, però, la realtà supera la fantasia così all'oratorio di Brenno Useria, frazione di Arcisate (in provincia di Varese) una squadra di calcio a 5 di ragazzi non potrà prendere parte al tradizionale torneo estivo della parrocchia per la presenza tra le sue fila di Samuele D'Angelo, un 23enne sbattezzato e uscito ufficialmente dalla chiesa cattolica nel 2009. “O lo escludete o se ne sta a casa tutta la squadra”; questo in sintesi l'aut aut di don Giuseppe Pediglieri, il quale non riesce proprio a vedere quel ragazzo sul campo dell'oratorio. Precedente – infatti Samuele era già stato allontanato dal terreno di gioco parrocchiale lo scorso marzo, sempre per mano dello stesso don Pediglieri. Da allora infinite discussioni fino alla serata degli accoppiamenti dei gironi del torneo parrocchiale (a cui Samuele non era presente) con il piccolo paese ovviamente diviso tra le due, inconciliabili posizioni. Don Giuseppe, infatti, sostiene che il ragazzo, “essendo un apostata scomunicato dalla Chiesa cattolica con decreto del cardinale Dionigi Tettamanzi, non ha il motivo di usufruire dell'oratorio. Inoltre è una questioni di rispetto: Samuele sostiene che i ragazzi che vengono a messa e si impegnano in oratorio lo fanno solo perché hanno paura di me e poi viene in oratorio a giocare?”. Il ragazzo, però, non la vede così. “Subito dopo lo sbattezzo ho ricevuto una lettera della Curia in cui sono elencate le cose che non posso più fare, come essere padrino di cresima o ricevere la comunione. Ovviamente mi sono sempre attenuto a questi divieti, ma non si fa cenno al fatto che io non possa più entrare in chiesa o all'oratorio”.

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