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Le Regioni si ribellano alla manovra

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Votato un documento contro i tagli. Formigoni: "Tolti i soldi, non le funzioni: è una contraddizione"

Paolo Franzoso
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Le Regioni si schierano compatte contro la manovra. Nella riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, i presidenti approvano all'unanimità un documento comune contro i tagli ai trasferimenti: “La manovra è stata costruita dal governo senza condivisione né sulle misure né sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto”. I governatori protestano mentre dall'Unione europea arriva la promozione a pieni voti del piano anticrisi. “Alle Regioni vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte costituzionale”. In conferenza stampa, Roberto Formigoni, governatore della Lombardia dice che "questa manovra va cambiata, è possibile ed è doveroso farlo".  Per Formigoni è necessario "mantenere fermi i capisaldi" della manovra ma occorre "distribuire il carico dei sacrifici in modo proporzionale, come nelle famiglie un buon padre distribuisce il carico dei sacrifici su tutti i figli. Qui invece si carica su un figlio tutto il carico e il padre fa spallucce. Anzi, di più, siamo di fronte ad un padre sciamannato che ha aumentato il debito pubblico". Dopo Formigoni ha parlato anche Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni che sostiene che le Regioni sono disposte a fare la loro parte ma la manovra è "irricevibile e non sostenibile" perché i tagli ai trasferimenti superano il 50%. "La nostra posizione - ha sottolineato Errani - è costituzionale. Non segnata da ragioni di schieramento politico. Non è corporativa. Non sta tutelando le risorse delle Regioni ma spiegando che i tagli avranno ricadute pesanti sul sistema territoriale". Errani afferma che le Regioni "hanno ridotto il contributo al debito pubblico del 6%", mentre "lo Stato centrale ha invece incrementato il suo di oltre il 10%". Poi getta un sassolino contro la Lega: "Con questa manovra - ha detto - sostanzialmente si riducono i margini per l'applicazione del federalismo fiscale". Sul punto risponde Cota, governatore leghista del Piemonte, che ha votato favorevole al documento: "Assurdo dire che questa manovra metta in pericolo il federalismo fiscale, anzi mette in luce che è necessario e indifferibile".

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