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Ddl Lavoro. La Commissione Senato cancella l'emendamento PD sull'arbitrato

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Il pacchetto tornerà al Senato. Poi ultima lettura alla Camera con il testo blindato

Roberto Amaglio
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Dopo quella sulle intercettazioni, si preannuncia un'altra battaglia politica a Palazzo Madama. Le commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro del Senato hanno infatti stralciato dal ddl lavoro la norma sull'arbitrato, passata lo scorso 28 aprile alla Camera su proporta del PD a causa delle numerose assenze tra i banchi della maggioranza. La notizia è trapelata questo pomeriggio, quando le commissioni hanno approvato l'emendamento del relatore, Maurizio Castro (Pdl) che cancella la misura. Proposta Pd – nel dettaglio, l'emendamento proposto dai democratici di Bersani sanciva che il lavoratore poteva scegliere o meno l'arbitrato solo dopo che la controversia era sorta e non all'inizio del proprio rapporto di lavoro. Tale modifica era passata alla Camera per un solo voto, scatenando furiose reazioni tra gli uomini di Berlusconi e i “Finiani”. Tuttavia anche in quel caso il problema non erano i giochi politici tra le correnti interne alla maggioranza, bensì l'assenteismo dei deputati. Rispolverando l'appello della seduta, al momento del voto sull'emendamento in Aula mancavano 95 deputati del Pdl ed undici della Lega. Tra i deputati del Pdl, 45 erano assenti giustificati perché in missione (tra questi il capogruppo Fabrizio Cicchitto), mentre altri 50 erano assenti ingiustificati: tra questi, il vice-capogruppo Italo Bocchino. Per la Lega mancavano 11 parlamentari, 8 dei quali erano in missione e 3 erano assenti. Se il voto della Camera non può essere ovviamente modificato, ciò che può fare il Senato è quello di modificare nuovamente il ddl per provocare così una nuova lettura (e votazione) alla Camera. E questo delle Commissioni sembra essere il primo passo in tale direzione. Il nuovo testo prevede che l'effettiva volontà del lavoratore e del datore di lavoro di ricorrere all'arbitrato sarà accertata dalle commissioni di certificazione “all'atto della sottoscrizione della clausola compromissoria”, ossia 30 giorni dopo l'assunzione. "Spero che sia l'ultimo capitolo di questa vicenda lunghissima - ha detto presidente della commissione lavoro, Pasquale Giuliano -. Mi auguro che, non appena l'Aula darà il via libera, il cammino sia altrettanto spedito alla Camera con un testo blindato".

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