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Unipol, Ghedini: "Mandate gli ispettori alla Procura"

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Il legale del premier presenta un'interrogazione di 8 pagine al ministro della Giustizia Angelino Alfano

Eleonora Crisafulli
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Bisogna mandare gli ispettori alla Procura di Milano per avviare un'azione disciplinare contro il sostituto procuratore della Repubblica, Massimo Meroni. A chiederlo è il legale del premier e deputato del Pdl, Niccolò Ghedini, che ha presentato oggi al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, un'interrogazione di 8 pagine. Nel documento l'avvocato parla anche di "comportamenti inqualificabili" da parte del pm. Meroni, infatti, è il magistrato che ha convocato in Procura Ghedini per poterlo ascoltare in qualità di persona informata dei fatti sulla vicenda Unipol-Consorte. Ed è lo stesso magistrato che lo scorso 14 giugno aveva chiesto alla Giunta della Camera di poter disporre l'accompagnamento coatto nei confronti di Ghedini proprio perché il soggetto, convocato in Procura, non si era presentato. Nell'interrogazione, che porta le firme anche del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e del capogruppo Pdl in commissione Giustizia di Montecitorio Enrico Costa, si accusa il magistrato di appartenere ad "una precisa area politica". A questo proposito si ricorda che Meroni ha firmato "un durissimo documento contro le leggi del governo Berlusconi del periodo 2001-2006". Si ripercorre quindi l'intera vicenda che riguarda la bobina con la conversazione tra Piero Fassino e il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte ,che sarebbe stata consegnata dall'ingegner Raffaelli e da Fabrizio Favata a casa Berlusconi nel Natale del 2005. L'accusa che i deputati del Pdl muovono al sostituto procuratore di Milano è che, citando Ghedini come teste, pur essendo quest'ultimo difensore dei due fratelli Berlusconi, si punterebbe ad "inibire l'esercizio del suo mandato", poiché "nell'ambito dello stesso procedimento colui che assume la qualifica di testimone non può assumere la veste di difensore". La decisione di Meroni di citare comunque Ghedini e il suo collaboratore Piersilvio Cipollotti "sembrerebbe dunque connotata da intenti politici". Ma "un apparente intento persecutorio" trasparirebbe anche dal fatto che il magistrato "in modo assolutamente inusuale" ha prospettato la possibilità di un accompagnamento coatto. La decisione "appare inaccettabile" e sarebbe supportata "dall'intento di creare un caso politico" con "l'inevitabile strepito mediatico" che ne è derivato e che ha causato un "danno all'immagine" di Ghedini. Sorge così l'impressione, aggiungono, che in realtà il pm "stia surrettiziamente tentando di acquisire elementi da un difensore per costruire una tesi accusatoria". Per tutte queste ragioni Ghedini, Cicchitto e Costa chiedono al Guardasigilli se non intenda avviare "iniziative ispettive anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare".

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