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Appaltopoli, indagato Sepe: "Tutto trasperente"

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Il Cardinale dice di aver agito secondo coscienza. Spunta anche il nome di Lunardi

Fabio Corti
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L'inchiesta della magistratura perugina si allarga e arriva a toccare due nomi altisonanti, entrambi accusati di corruzione. Il primo è quello del cardinal Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli; il secondo l'ex ministro Pietro Lunardi. La vicenda è intricata, parla di appalti, favori e affari in campo immobiliare e vede coinvolte le (ormai onnipresenti) figure di Balducci e Anemone. Lunardi sarebbe entrato in possesso di una palazzina di quattro piani in via dei Prefetti a Roma, distaccata dal patrimonio immobiliare di Propaganda fide al costo di 4 milioni di euro. I magistrati, confortati da stime vaticane, sostengono tale prezzo sia completamente fuori mercato: uno stabile del genere dovrebbe valerne all'incirca sei, di milioni di euro. Il cardinal Sepe, all'epoca dei fatti vertice di Propaganda fide, contribuì a mandare in porto l'affare a cifre sottodimensionate. Una mossa che, a In merito alla concessione di un alloggio in via Giulia a Guido Bertolaso, il cardinale Sepe ricorda che l'esigenza gli fu presentata dal dottor Francesco Silvanoquanto pare, suscitò profondi malumori nell'ambiente clericale. Accuse che non hanno turbato il porporato, Sepe si dice tranquillo e disposto a collaborare con la giustizia per far luce sulla vicenda: "Bisogna avere fede, alla fine la verità vince sempre", ha dichiarato. Nell'omelia della messa di ieri ha rivolto ai fedeli quello che sembra essere un messaggio chiaro: "Chiedete, ma quale croce? Quella che è lì, ogni giorno. Le malattie, le sofferenze, le incomprensioni, le mancanze, la soppressione di diritti". Alla fine della funzione ha detto ai cronisti di avere "fiducia" nei magistrati e d'esser pronto a dimostrare d'aver agito sempre "secondo coscienza". L'uomo di chiesa verrà presto sentito dai magistrati della procura di Perugia, probabilmente lontano da telecamere e giornalisti. A convincere i pm umbri dell'opportunità di procedere  all'iscrizione di Sepe sul registro degli indagati è stata anche l'acquisizione di una relazione della Corte dei Conti nella quale vengono espresse non poche perplessità su uno stanziamento statale da 2,5 milioni di euro per i lavori, nella metà del 2000, da effettuare sulla facciata del palazzo in piazza di Spagna di Propaganda Fide, di cui era presidente in quel periodo proprio l'arcivescovo. Lavori che ebbero un iter travagliato e che non furono mai portati a termine. Ai pm di Perugia, però, interesserà anche approfondire con Sepe come è stato gestito in quegli anni il comparto immobiliare di Propaganda Fide. La verità di Sepe - In una lettera pastorale di tre pagine l'arcivescovo di Napoli affida a fedeli e giornalisti la sua verità. Vuole così chiarire la sua versione dei fatti. In merito alla concessione di un alloggio in via Giulia al capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il cardinale Sepe ricorda che "l'esigenza mi venne rappresentata dal dottor Francesco Silvano. In prima istanza, feci avere a Bertolaso ospitalità presso il Seminario, ma mi furono rappresentati problemi di inconciliabilità degli orari, per cui incaricai lo stesso dottor Silvano di trovare altra soluzione, della quale non mi sono più occupato né sono venuto a conoscenza". Rispetto alla vendita di un palazzetto in via dei Prefetti all'ex ministro Pietro Lunardi, Sepe ricorda che si trattava di un immobile vecchio e precario. Era stato disposto un sopralluogo ricognitivo eseguito da tecnici della Congregazione che hanno valutato i lavori da fare, preventivando anche la spesa. Spesa che era stata ritenuta troppo onerosa dalla congregazione stessa e per questa ragione pensarono alle vendita. Ma “la stima e la determinazione del prezzo di vendita, avveniva in un'epoca nella quale non era stata concretizzata alcuna offerta di acquisto. Solo successivamente - aggiunge - mi fu riferito che l'Onorevole Lunardi aveva espresso il proprio interesse all'acquisto e fu avviata una trattativa che si concluse sulla base della valutazione fatta e di quella che si aggiunse attraverso il coinvolgimento di un istituto di credito, per la concessione di un mutuo. La somma, incassata peraltro immediatamente, venne trasferita alla Apsa perché fosse destinata a tutta l'attività missionaria nel mondo". In merito alla questione che interessa i lavori di messa in sicurezza statica di un lato del Palazzo di Propaganda Fide in piazza di Spagna a Roma, il cardinale scrive che "aveva subito una modificazione strutturale" e che "fu accertata la competenza dello Stato italiano e furono eseguiti lavori di ripristino e di ristrutturazione, con onere parzialmente a carico della pubblica amministrazione". Il cardinale Sepe afferma, poi, che "in tutta questa attività", si era "sempre avvalso della consulenza specifica di tre persone che avevano titoli ed esperienza per assicurarmi, in ragione della loro attività professionale, un qualificato contributo di pensiero e di soluzione: il magistrato De Lise, il dottor Balducci all'epoca Provveditore alle Opere pubbliche del Lazio. Il dottor Silvano, amministratore dell'ospedale Bambin Gesù, mio collaboratore già durante il Giubileo". Arcivescovo sereno - "Il cardinale Sepe è serenissimo, lucido e anche molto simpatico". È quanto dichiarato dall'avvocato Bruno Von Arx Bruno Von Arx, l'avvocato dell'arcivescovo Sepe, dice: "Il cardinale è serenodell'arcivescovo Sepe. Il penalista si è intrattenuto con il prelato alcune ore in mattinata e lasciando la sede della Curia arcivescovile di Napoli ha brevemente parlato con i giornalisti assiepati sotto la sede della Curia. "Il cardinale è molto sereno", ha ribadito il legale. Rispondendo poi a una domanda sull'atteggiamento assunto dal Vaticano, l'avvocato ha risposto: "E' certamente un atteggiamento di prudenza tipico di questi momenti i cui contorni delle vicende sono ancora poco chiari". Sull'accusa di corruzione aggravata, che i Pm muovono all'arcivescovo di Napoli, l'avvocato sottolinea come sarà semplice la difesa poiché nella contestazione "non vi è nulla di penalmente rilevante nei comportamenti del cardinale ". Anche Lunardi si difende dalle accuse: "Non ho parlato di favori, ho usato il termine cortesie - sostiene - Sto aspettando che la magistratura mi convochi, ho qui con me le fatture dei lavori realizzati da Anemone, è tutto regolare". Afferma in un'intervista a 'Repubblicà l'ex  ministro delle Infrastrutture. In merito ai finanziamenti di Stato al Vaticano, Lunardi aggiunge: "In quel decreto c'è il mio nome, ma non ho scelto io i lavori da finanziare. Arcus, la società privata organizzata dai Beni Culturali, faceva il lavoro istruttorio: cercava i siti, proponeva i finaziamenti". Per il palazzetto da acquistare in via dei Prefetti l'ex ministro spiega poi che parlò con il cardinale Sepe: "Sì, certo, era lui il responsabile del patrimonio di Propaganda Fide. Mi aveva organizzato il contatto il mio funzionario Angelo Balducci".

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