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Pensioni, Dal 2016 oltre i 40 anni di contributi. Sacconi: "No, refuso, sarà cancellato"

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Emendamento in manovra che prevede l'innalzamento dei requisiti. Cgil: "Una follia"

Paolo Franzoso
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"Non corrisponde alle intenzioni del governo". Deve internvenire il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, per smenitre l'emendamento del relatore della manovra, Antonio Azzolini,  che stabilisce che dal 2016 non saranno sufficienti 40 anni di contributi per andare in pensione. In un primo momento, Sacconi aveva spiegato che il governo avrebbe valutato la possibilità con accurate riflessioni. Poi la precisazione: "Ne ho parlato con Azzollini - afferma Sacconi a margine dei lavori della commissione Bilancio di palazzo Madama e conveniamo che assolutamente è stato per tutti e due, me e Tremonti, un refuso che non corrisponde all'intenzione del governo". "Come già accade per la legge Maroni e Damiano - termina il ministro - coloro che hanno accumulato 40 anni di contributi sono sottratti alle quote e all'innalzamento dell'età di pensionamento". Il requisito di contribuzione, ha assicurato, "verrà cancellato dall'agganciamento dell'età di pensione all'aspettativa di vita". La riforma originaria, contenuta nel decreto 78/2009, fissava la data dell'adeguamento dell'età delle pensioni alla speranza di vita al primo gennaio 2015. I risparmi attesi dell'operazione ammontano a 7,8 miliardi nel periodo 2016-2020: 60 milioni nel primo anno, 800 milioni nel 2017, 1,725 miliardi nel 2018, 1,920 miliardi nel 2019 e 3,333 miliardi nel 2020, si legge nella relazione tecnica della Ragioneria dello Stato. Per la valutazione degli incrementi della speranza di vita a 65 anni è stato adottato lo scenario demografico Istat centrale: l'adeguamento cumulato, ad esempio al 2050, comporterà circa 3,5 anni in più. I soggetti che maturano i requisiti interessati nel periodo 2016-2020 sono circa 400 mila. La relazione tecnica precisa inoltre che la norma comporterà una riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil di circa 0,1-0,2 punti percentuali attorno al 2020, crescente fino a 0,5 punti percentuali al 2030 per poi decrescere a 0,4 punti percentuali al 2040 e a 0,2 punti percentuali al 2045, attestandosi a tale livello anche alla fine del periodo di previsione dopo una fase di effetto sostanzialmente nullo. Reazioni sindacali - "E' una follia". Giudizio della Cgil alla norma. Secondo il sindacalista Michele Gentile è "folle" anche il fatto che con la finestra mobile "i lavoratori andranno in pensione più tardi e per il periodo che restano in più lavoreranno gratis". Concorde la Cisl, con toni meno netti: "Ai lavoratori che hanno già raggiunto 40 anni di contribuzione con la manovra correttiva è stato chiesto un sacrificio enorme - dice il leader Raffaele Bonanni - applicando anche a loro la finestra scorrevole di 12 mesi. Ora è necessario evitare che debbano subire, dopo il 2015, ulteriori penalizzazioni: il meccanismo non può e non deve riguardare anche i lavoratori che hanno già 40 anni di contributi, che in molti casi hanno iniziato a lavorare in giovane età e che, quindi, hanno diritto a continuare ad accedere al pensionamento indipendentemente dall`età anagrafica". D'accordo l'Uil: "Non comprendiamo l`emendamento del relatore Azzollini relativo al legame dell`aspettativa di vita anche all`età contributiva necessaria al pensionamento. E` un ulteriore aumento dell`età di pensione che penalizza chi ha 40 anni di contribuzione senza per altro aumentare la prestazione pensionistica futura". commenta il segretario confederale del sindacato, Domenico Proietti.

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