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Manovra, il Cav: "Se non passa andiamo a casa"

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Il premier "prepara" l'incontro di domani con le Regioni. E su L'Aquila: "C'è molta strumentalizzazione". Il Pd protesta contro la norma che "sospende il processo Fininvest-Cir"

Fabio Corti
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"La scelta del governo di porre la fiducia sulla manovra è stato un atto di coraggio. Se il Parlamento non l'approva andremo a casa". Il premier Silvio Berlusconi è apparso in una intervista al tg "Studio Aperto" nel corso della quale ha affrontato i temi più caldi del momento, a partire proprio da quello della manovra. Alla vigilia dell'incontro con le Regioni - in calendario per domani - nel corso del quale l'esecutivo tenterà di sciogliere le tensioni montante negli enti locali, il Cavaliere ha lanciato un messaggio chiaro e deciso: non si scherza. In queste ore la frattura sul tema appare sempre più evidente. Figure di spicco come il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, hanno avanzato pesanti perplessità. In particolare Formigoni è critico col ministro Tremonti, rispetto ai tagli previsti dalla manovra finanziaria verso le Regioni. Nei giorni scorsi il presidente della Lombardia aveva paventato uno "scontro istituzionale" tra Stato ed enti locali nel caso in cui Tremonti non avesso aperto a un tavolo di discussione. Nell'intervista al tg Berlusconi ha affrontato anche altre tematiche, a partire dalla lotta alla criminalità organizzata: "Contro le mafie nessun governo ha fatto più del nostro". Il premier è tornato sugli scontri di ieri a Roma tra i terremotati de L'Aquila e le forze dell'ordine durante una manifestazione di piazza: "Mi sembra che non ci possa essere altro che molta strumentalizzazione.  2Noi abbiamo fatto un intervento immediato dopo il terremoto ed è stato efficacissimo, ora la  ricostruzione spetta alle autorità locali" ha detto il premier.  "Il governo deve dare i finanziamenti, cosa che è stata fatta", ha assicurato. I fondi sono "a disposizione del Comune dell'Aquila e della Regione e sono questi enti a doverli trasformare in realizzazioni concrete". Ok alla mini-naja - Tra gli emendamenti approvati, arriva oggi il via libera della commissione Bilancio del Senato per la mini-naja. Si prevede la possibilità, in via sperimentale, per giovani tra i 18 e i 30 anni, di partecipare a corsi di addestramento tecnico-pratici nell'esercito, di durata non superiore alle tre settimane. Le aspiranti reclute assumono lo stato di militari e sono tenuti all'osservanza delle disposizioni previste dagli ordinamenti di Forza armata. Finito il corso sarà rilasciato un attestato di frequenza. La mini-naja costerà 6,5 milioni nel 2010, 5,8 milioni nel 2011 e 7,5 milioni nel 2012. La norma anti-Mesiano - Intanto continuano le proteste dell'opposizione per le misure e gli emendamenti presentati dalla maggioranza. In particolare, il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, critica oggi la cosiddetta norma "anti-Mesiano". Si tratta del comma 18 dell'emendamento presentato ieri dal governo che introduce la figura dell'ausiliario del giudice. Tale comma potrebbe di fatto sospendere il processo Fininvest-Cir per nove mesi. Si legge, infatti: "Nei procedimenti civili contenziosi aventi ad oggetto diritti disponibili che, alla data di entrata in vigore della presente legge, pendono dinanzi alla Corte d'Appello, il giudice, su istanza di parte, anche con decreto pronunziato fuori udienza, rinvia il processo per un periodo di sei mesi per l'espletamento del procedimento di mediazione ai sensi del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, assegnando contestualmente alla parte richiedente il termine di quindici giorni per la presentazione della domanda di mediazione, e le spese del medesimo procedimento sono integralmente anticipate dalla parte istante. Le istanze previste dal presente comma devono essere proposte, a pena di decadenza, entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge". Per la Ferranti, che ha ribattezzato la norma "anti-Mesiano", dal nome del giudice "duramente attaccato dalle reti tv della famiglia Berlusconi per aver firmato la sentenza che obbliga la Fininvest a risarcire la Cir di 750 milioni per l'affare Mondadori", il ministro Alfano "per fare un favore al premier tira il freno a mano e rallenta tutti i processi civili!. "Nelle pieghe dell'emendamento governativo c'è l'ennesima scandalosa norma ad personam che serve unicamente a salvare gli interessi della famiglia Berlusconi. Ed è la conferma che Alfano si sta caratterizzando sempre più come il ministro ad personam.

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