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In Somalia calciatori-ribelli contro gli integralisti Shabab

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Il gruppo estremista considera "lo sport un atto satanico che corrompe i musulmani"

bonfanti ilaria
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La nazionale under 17 di Mogadiscio ha deciso di sfidare il gruppo estremista degli Shabab, che controllano la parte Sud della Somalia e una parte della capitale. Gli Shabab non hanno ancora rivendicato la duplice e recente esplosione a Kampala, che ha causato 64 vittime tra gli spettatori della finale dei Mondiali di calcio, anche se, a detta delle autorità dell'Uganda, sono veramente pochi i dubbi sul fatto che l'attacco porti la loro firma. Gli estremisti vedono infatti nell'Uganda un nemico, data la partecipazione del Paese alla forza di pace che l'Unione africana ha schierato in Somalia, ed è nota la loro netta presa di posizione contro il gioco del calcio, a loro giudizio troppo occidentale e per nulla affine ai precetti dell'Islam. Ed è proprio su un campo dissestato di Mogadiscio, in una base della Polizia, tra polvere e sassi, che i giovani giocatori somali dell'under 17 hanno deciso di continuare con i loro allenamenti, in vista dell'incontro contro la nazionale egiziana. Non si gioca per la qualificazione e i calciatori non si confrontano a suon di vuvuzelas, ma si scende in campo per rivendicare i propri diritti, lottando per la sopravvivenza. L'allenatore della squadra somala, Yusuf Ali, ha commentato così al "Washington Post" l'amara situazione: "I combattimenti in corso stanno completamente annullando le nostre possibilità di allenarci- e ha proseguito, lamentando anche il divieto del calcio, imposto dai miliziani vicini ad Al-Qaeda, nei territori da loro controllati. Gli Shabab hanno definito lo sport "un atto satanico che corrompe i musulmani" e hanno proibito a tutta la popolazione di seguire i Mondiali del Sud Africa- appena conclusi con la vittoria della Spagna, e qualunque altra partita. E gli Shabab non si sono limitati semplicemente ad ammonire: hanno ucciso 5 persone, arrestandone altre decine. La colpa delle vittime è stata proprio quella di aver visto la partita dei Mondiali. Molti presidenti di squadre di calcio locali sono stati anche arrestati e torturati e dovranno rispondere all'accusa di "corruzione  della gioventù". Per il momento i giocatori dell'under 17 hanno scelto di resistere. Il Presidente della Federazione calcio della Somalia, Abdulghani Sayeed, ha inoltre aggiunto che "reclutando giovani evitiamo che siano gli Shabab a impossessarsi di loro per combattere. E' questa la motivazione per cui ci hanno dichiarato una guerra spietata". Il team di Ali può però solo allenarsi nella base della Polizia dal momento che gli Islamici hanno preso il controllo di entrambi gli stadi della capitale, che utilizzano per "formare i loro combattenti". E sono molti i calciatori professionisti che hannno deciso di fuggire, insieme alle loro famiglie, dalle zone finite sotto il controllo degli Shabab. Di diverso parere è, invece, il 16enne Mahad Mohammed, che ha dichiarato "io non vado da nessuna parte, resto a casa mia. È possibile che gli Shabab mi arrestino e mi costringano a diventare uno di loro, ma la guerra per me non è una relatà nuova". Mohammed è infatti già stato usato come "bambino-soldato" e come bodyguard del boss in guerra. Quando quest'ultimo venne ucciso, il 16enne fece rientro a casa, dai genitori, dedicandosi completamente alla sua passione per il calcio, fino a essere scoperto da una squadra locale. I calciatori somali sono ben lontani dal modello dei "divi del calcio occidentale" e scelgono infatti un basso profilo, mantenendo cautela quando parlano degli Shabab e dei numerosi pericoli con cui fanno i conti ogni giorno. La Federazione del calcio somalo si trova in una posizione delicata, con l'ufficio che si trova nel mercato Bakara di Mogadiscio, in un'area sotto il controllo degli Islamici. I membri della Federazione sono consapevoli di eventuali attacchi da parte degli Shabab, ma sono comunque decisi a mantenere il calcio in vita e hanno anche pianificato una campagna di reclutamento nelle scuole, tra i bambini di 11 e 12 anni, il primo obiettivo degli Shabab.

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