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Fini si fa un manifesto per dire: il PdL è morto

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Gianfranco scrive sul Secolo il suo progetto di rifondazione anti-Cavaliere: nuovi vertici, lotta alla Lega e al malcostume

Fabio Corti
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"Un partito vero: ma ci possiamo ancora credere?". Il manifesto politico della corrente finiana inizia ponendo un dubbio grosso come una casa, quello relativo alla credibiltà stessa del PdL. Il presidente della Camera esce allo scoperto di domenica mattina, pubblicando sul Secolo d'Italia (organo d'informazione dell'ex An) un documento articolato in più punti, la traccia politica per tutta l'ala di PdL che vorrà seguire Fini nella lotta interna al premier e leader del movimento Silvio Berlusconi. I temi al centro delle riflessioni finiane sono i soliti: si parte da giustizia e questione morale. Non ci sono vie di mezzo: la scelta - scrivono sul Secolo - è fra la "cassetta di mele marce" (copyright by Giulio Tremonti) e la corrente dei finiani, unico e solo baluardo rimasto contro la "caduta etica", contro "il malcostume che ha colpito il cuore del partito". A seguire una folta lista di berlusconiani da mettere all'indice, ossia tutti quelli - alla faccia del garantismo - al centro di inchieste: da Denis Verdini (finito tra i nomi dell'indagine sull'eolico) ad Aldo Brancher (il ministro delle dimissioni lampo), da Nicola Cosentino a Claudio Scajola. La soluzione dei finiani è nero su bianco, senza giri di parole. Sta in un vocabolo: rifondazione. Atto primo: un incontro tra Berlusconi e Fini. Atto secondo: stipula di un nuovo atto fondativo, basato - ça va sans dire - su principi rigidamente finiani. Terzo: azzeramento degli attuali vertici. Quarto: congresso e nomina di un coordinatore unico. Non poteva mancare un capitolo dedicato alla Lega Nord, notoriamente invisa all'ex leader di An e i suoi seguaci, che mai si sono risparmiati  critiche nei confronti del Cavaliere, "reo" di concedere troppo spazio agli alleati in camicia verde. Al momento di tirar le somme, prevalgono i toni apocalittici: o si continua così, portando avanti un partito "senza futuro", oppure si sceglie la strada "politica" e si "rifonda il partito". Fini ha rotto con Berlusconi. Adesso l'ha anche messo per iscritto. 

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