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Calderoli contro Fiat: "In Serbia? Impensabile"

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Il ministro accusa: "prima mangiano con gli incentivi, poi non pagano il conto". Sacconi: "Riaprire il tavolo su Fabbrica Italia"

Tatiana Necchi
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Interviene il governo sull'annuncio di delocalizzazione della produzione Fiat in Serbia. Il ministro leghista Calderoli è polemico con Marchionne. "La Fiat in Serbia? L'ipotesi ventilata da Marchionne non sta né in cielo né in Terra. Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a più miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione". Roberto Calderoli ritiene che "non si può pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l'auto e gli aiuti dello Stato e poi alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto".  Sull'argomento è giunto anche il commento del ministro del Welfare Sacconi, il quale invita la Fiat a riflettere e tornare sui suoi passi affrontando il dialogo e il confronto con i sindacati. "Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l'insieme del progetto Fabbrica Italia, cioè quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena utilizzazione degli impianti secondo il modello già concordato a Pomigliano". La posizione di Sacconi è più meditata: "Credo - aggiunge - che ci sia modo di saturare i nostri impianti alla luce dei buoni risultati che il gruppo sta conseguendo negli ambiziosi progetti che si è dato. Certo occorrono relazioni industriali cooperative perché invece le attività che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti" Emma Marcegaglia, in qualità di capo di Confindustria, intanto, vuole capire bene le prossime mosse di Marchionne. E ha già messo in agenda un incontro “nei prossimi giorni” per un confronto “generale” sull'attività della Fiat in Italia. Marcegaglia deve essere rimasta spiazzata dall'annuncio dello spostamento di parte della produzione in Serbia. “Credo sia importante perseguire l'investimento a Pomigliano e raggiungere i livelli di produttività richiesti”, dice il presidente di Confindustria aggiungendo che “tutto questo vada fatto cercando evitare conflitti troppo pesanti, che alla fine non fanno bene a nessuno, ma anche senza mollare sugli obiettivi di produttività”. Delocalizzazione a causa dell'ostruzionismo dei sindacati - L'ad di Fiat ha comunicato stamattina che le linee della nuova monovolume "L-O"-  è questo il nome in codice dell'auto che sostituirà Musa, Idea, Multipla, saranno prodotte a Kragujevacin, in Serbia (anziché a Mirafiori) insieme ai 350milioni stanziati per la nuova auto. Il Lingotto, in Serbia, potrà inoltre contare su fondi aggiuntivi destinati al rinnovo totale degli impianti. La decisione è stata comunicata con un tono polemico perché al Governo italiano non sarebbe dunque stato chiesto "nemmeno un euro di aiuto". 250milioni saranno, invece, serviti sul piatto dalle autorità di Belgrado, insieme ai 400milioni dei finanziamenti Bei, ottenibili per il lancio dello stabilimento. Non sono però i soldi pubblici a fare la differenza. L'offerta di Belgrado e l'accessibilità alla somma Bei c'erano già, anche quando, per il progetto «L-0», il Lingotto aveva scritto Mirafiori alla voce "impianto di produzione". Poi è scoppiata la battaglia per Pomigliano con l'ostruzionismo della Fiom. E se lì non si torna indietro ed è confermato l'impegno preso con i Sindacati che vogliono garantire la produzione della Panda, Marchionne non è però disposto a correre altri rischi sul resto.

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