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Fuori uno

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Primo atto di riscossa dei berlusconiani contro i finiani. Chiesta l'espulsione di Granata che aveva accusato il governo di ostacolare le indagini sulle stragi del '92-93. Cicchitto e Lupi: "Via chi non si ritrova nel nostro partito"

Paolo Franzoso
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“ O va via lui o ci saranno i probiviri”. Un'altra scintilla di scontro fra i sostenitori del PdL "uno e non divisibile in correnti" e i finiani. All'attacco vanno i berlusconiani, stanchi di subire i continui attacchi gratuiti dei confratelli in odore di tradimento. L'affermazione è del vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Necessario precisare: retaggio del passato, i "probi viri" sono i cosiddetti uomini onesti investiti del compito di giudicare sui contrasti interni di un'associazione. Lui, invece, è Fabio Granata, vicepresidente della commissione Antimafia, parlamentare del PdL e in (alta) quota alla corrente di Gianfranco Fini. Lo sfogo di Lupi avviene a cinque giorni dalla sparata di Granata, che aveva lanciato una pesante accusa al suo partito in materia di mafia in occasione del giorno della commemorazione di Paolo Borsellino: "Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini  sulla strage di via D'Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura". Parole dure che non sono piaciute, per dirla con un eufemismo, all'interno del Popolo della Libertà. Quindi l'estrema ratio. “Lo statuto che anche Granata ha votato è molto chiaro, netto e preciso: chi non si ritrova nel nostro partito” prende e se ne va oppure affronta il giudizio interno. Nel partito di Berlusconi e Fini si va verso lo scontro finale. Finito il dialogo, finita la diplomazia, chiusi i rapporti. Al convegno dei Circoli e della Fondazione Nuova Italia in corso a Orvieto, Mario Lupi viene invitato a commentare la presa di posizione di Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera, sulla necessità di prendere azioni disciplinari nei confronti di alcuni esponenti finiani. Il collegamento con Granata è automatico e scatena la risposta del vicepresidente di Montecitorio, che poi aggiunge: "Certi parlamentari dovrebbero ricordarsi che senza il Pdl e senza Berlusconi non sarebbero in Parlamento, e forse non avrebbero quella visibilità di cui godono". Le acque sono state calme per poco. La battuta di Granata era passata un po' sotto traccia, anche se aveva prodotto forti malumori A temere devono essere altri: coloro che allora erano al governo e controllavano i servizie nella riunione successiva a Palazzo Grazioli di due giorni fa Berlusconi aveva espresso il suo disappunto (altro eufemismo) sull'uscita del finiano. Dalla stessa platea di Orvieto giunge il commento di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. Granata viene dipinto come un “polemista che per di più ignora quel che è accaduto” nel biennio '92-92. "Non abbiamo nulla da temere - afferma Cicchitto - casomai a temere devono essere altri: coloro che allora erano al governo e controllavano i servizi, poi traferiti al Csm, e quel partito che riteneva che dal crollo" della Prima Repubblica avrebbero potuto "conquistare il potere: ogni riferimento al Pds di Violante è puramente casuale". Replica di Granata – Se ne infischia il finiano a partire dalle parole di Valducci. “Procedano pure, prendano pure provvedimenti. Dovranno motivare tale sanzione disciplinare con il fatto che ho difeso i valori della legalità repubblicana". La mette sul piano etico, si considera messo alla gogna mentre il PdL resta "indifferente di fronte alle parole pronunciate da Napolitano e alla questione morale che attraversa la politica ". Sarei felice di andare dai probiviri insomma insieme a Nicola Cosentino e a Denis VerdiniAttacco a Verdini e Cosentino – Non sembra per niente intimorito il vicepresidente dell'Antimafia. Informato della messa in stato d'accusa di fronte al partito, Granata non ci sta e prontamente replica: “Mi piacerebbe conoscere quali sono le frasi tanto incriminate da me pronunciate che dovrebbero passare il loro vaglio – dichiara Granata - e attendo di capire se i probiviri si dovrebbero interessare anche di quei dirigenti accusati di comportamenti gravi e non compatibili con la politica di un grande partito nazionale e conservatore che dovrebbe preoccuparsi del bene comune, anziché di azioni lobbistiche, affari o di rapporti con ambienti oscuri”. Troppo forte la tentazione di attaccare qualcuno in particolare, di fare i nomi. Granta cede: “Sarei felice di andare dai probiviri insomma insieme a Nicola Cosentino e a Denis Verdini”. Bocchino difende Granata - A scudo di Granata interviene Italo Bocchino, il più vicino a Gianfranco Fini. Deferire Fabio Granata ai probiviri del Pdl "non è una proposta saggia" perché‚ "prima di deferire chi chiede di affrontare la questione morale, si dovrebbe deferire chi ha fatto dossieraggio contro il candidato alla presidenza della Campania", ossia Cosentino, e "chi faceva riunioni con Carbone", ossia Denis Verdini.

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