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Herat: morti 2 militari italiani. Stavano disinnescando un ordigno

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Le vittime sono Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis. Le salme rientreranno in Italia domani

Paolo Franzoso
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Due soldati italiani sono morti nel villaggio di Injil, a 8 km da Herat, base del contingente italiano in Afghanistan. Dalle prime informazioni, i due militari sono stati vittime di un attentato compiuto con un ordigno artigianale.  Appartenevano al 32esimo "Reggimento Genio" ed erano primo Maresciallo e Caporal Maggiore, membri del team "Iedd"- Improvised Explosive Device Disposal- gruppo specializzato nel disinnesco e nella rimozione di esplosivi. I soldati erano a piedi e stavano effettuando alcuni interventi di bonifica della zona e avevano già portato a termine la neutralizzazione di una bomba rudimentale. I due sono stati investiti dalla terribile esplosione durante una successiva perlustrazione. Altri 2 afghani sono morti. I resti dei due militari saranno trasferiti nelle prossime ore in Italia. La dinamica dell'esplosione - Il fatto è avvenuto nel pomeriggio. La Polizia afghana aveva individuato la presenza di una bomba rudimentale e, come da prassi, aveva chiesto l'intervento degli specialisti artificieri degli Alpini. A questo punto è partito quindi un team del 3/o Reggimento Genio, composto da 36 militari su 8 veicoli blindati "Lince". Gli artificieri hanno disinnescato l'ordigno, ma, proprio mentre erano intenti a perlustrare a piedi la zona circostante per accertare l'eventuale presenza di altri dispositivi, il primo Maresciallo, Mauro Gigli, 41 anni, e il Caporal Maggiore, Pierdavide De Cillis, 33 anni, sono stati uccisi da una forte esplosione. A seguito dello scoppio ha riportato lievi escoriazioni anche una soldatessa, il Capitano Federica Luciani. Le vittime italiane - Il primo Maresciallo, Mauro Gigli, era nato il 3 aprile 1969, a Sassari, ed era effettivo al 32/o Reggimento Genio di Torino, nella Brigata Alpina Taurinense,  il Caporal Maggiore capo, Pierdavide De Cillis, nato il 25 febbraio 1977, a Bisceglie, e apparteneva al 21/o Reggimento Genio di Caserta. Il pericolo degli Ied - E' attualmente in corso un'inchiesta per accertare la dinamica dell'incidente ed è ancora presto per ipotizzare un'"eventuale trappola". Quello che è certo è che gli Ied costituiscono la principale minaccia nell'Ovest, sia per i militari italiani che per le forze armate e i civili afgani. Negli ultimi giorni, nella zona di Shindand, gli specialisti degli Alpini, insieme alle forze di sicurezza afgane, hanno disinnescato 4 ordigni esplosivi improvvisati. Si tratta di un impegno quotidiano per gli artificieri del contingente che si servono di mezzi blindati, robot telecomandati, cani, pinze e strumenti sofisticati per disinnescare in completa sicurezza. Ma il pericolo o l'imprevisto sono sempre in agguato in operazioni del genere, pur affidate a uomini di grandissima esperienza. Le 2 vittime, infatti, avevano al loro attivo numerose missioni all'estero, durante le quali avevano effettuato un elevato numero di interventi di disinnesco di ordigni esplosivi. Cordoglio a Palazzo Madama- La notizia è stata comunicata, nella serata di ieri, dal Presidente di turno del Senato, Vannino Chiti. A Palazzo Madama si è osservato un minuto di silenzio in commemorazione dei militari italiani morti. Chiti ha inoltre annunciato che oggi ci sarà, a tal riguardo, un'informativa del Governo su richiesta bipartisan dei rappresentanti dei gruppi di maggioranza e opposizione che hanno manifestato unanime cordoglio per le vittime. Il Premier Berlusconi - Il Presidente del Consiglio ha appreso la notizia poco prima di parlare alla Conferenza degli ambasciatori. "Quando arrivano queste notizie così drammatiche ci si domanda se ne vale la pena", ha commentato il Cavaliere che ha fatto le Sue condoglianze più sentite alle famiglie delle vittime, premettendo che, in tali circostanze, "le parole non hanno molto senso e non possono lenire il dolore". Il Premier ha inoltre aggiunto che "Proprio in situazioni del genere bisogna rafforzare l'idea che ne valga la pena. Ora rimane solo il fatto di apprezzare tutti coloro che compiono la personale scelta di andare in missione. La carriera di un soldato- ha continuato il Capo del Governo- espone a certi rischi. Chi è andato in Afghanistan lo ha deciso di sua spontanea volontà". Per il Premier, dunque, notizie di questo genere creano "dolore", ma, ha conlcuso "è giusto fare quello che facciamo".

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