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Lavoro, i giovani sognano il posto fisso

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Altro che bamboccioni: pensano di lasciare la famiglia entro i 30 anni per vivere da soli

Tatiana Necchi
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Ormai il contratto a tempo indeterminato sembra un lontano ricordo. Ma i giovani, come emerge da una ricerca della Confcommercio presentata a Venezia nel corso del Forum dei Giovani imprenditori, ci sperano ancora. Anzi: ben il 60% di loro è convinto che entro i 30 anni riuscirà a svolgere il lavoro che gli piace o quello per cui ha studiato e si sta impegnando. Addirittura dai risultati emerge che 1 giovane su due vorrebbe “il posto fisso”. Quelli che invece sono già inseriti attribuiscono al posto fisso, oltre una grande importanza, elementi come: “sicurezza e reddito”. Il posto fisso riscuote la maggiore preferenza dei giovani (46,2%), segue la possibilità di svolgere un lavoro autonomo (37,7%) e quella di svolgere un lavoro interessante e in linea con le proprie aspettative (28,5%). La speranza poi è quella di avere, forse, uno status sociale migliore rispetto a quello della propria famiglia di origine, un lavoro di maggiore prestigio, a guadagnare di più rispetto a quanto non guadagnassero i propri genitori. A questi però si aggiungono anche giovani con una visione più negativa: il 26,5% non sa se e quando riuscirà ad affermarsi nel lavoro e nella professione cui aspira. Dato che indica un certo disagio giovanile da non sottovalutare ma, comunque, meno ampio rispetto al modo con il quale viene spesso dimensionato e dipinto. Ma nella visione positiva dei giovani circa il proprio futuro e alla prospettiva di carriera, il 49,4% ) fonda queste aspettative su fattori legati alla famiglia e ai propri genitori e il 42%, invece, si affida alla rete di relazioni e conoscenze personali o della famiglia. Il 35,6% ritiene utile la formazione scolastica e universitaria. Molto basso (15,9%) è, invece, il livello di fiducia nei politici e nella possibilità della politica di influire concretamente sul proprio destino lavorativo o professionale o di contribuire in qualche modo a migliorare la propria condizione sociale. Proprio nei confronti della politica, la maggior parte dei giovani vive, infatti, un rapporto distante che, per oltre un quarto di essi (26,6%) diventa di assoluta indifferenza. Anche i giovani imprenditori mostrano una certa distanza dalla politica : più del 77% di questa categoria è del tutto disinteressato a svolgere attività politica vera e propria. Elementi, questi che si riflettono anche in certi comportamenti come non seguire i dibattiti politici o non parlare di politica.  Per quanto riguarda l'intenzione di "mettere su un'impresa", quasi il 16% dei giovani desidererebbe aprire una propria impresa entro i prossimi 5 anni. Si tratta di un desiderio forte, associato all'idea di mettersi in gioco e di far valere ciò che si è e ciò che si è imparato, spesso con l'esperienza sul campo. Però i giovani sono anche disposti a fare dei sacrifici per svolgere il lavoro dei propri sogni: il 38,5% sarebbe disposto a ridurre il proprio tempo libero, il 35% a trasferirsi a tempo indefinito, il 29,8% a rinviare il matrimonio, il 29,7% a spostarsi geograficamente per un periodo limitato, il 24,5% a posticipare l'età in cui avere dei figli. Scelte in linea, peraltro, con un dato che sembrerebbe smentire la fama di bamboccioni dei giovani d'oggi, ovvero quello secondo cui quasi la metà dei giovani (il 45%) è convinto che entro i 30 anni lascerà la propria famiglia di origine per andare a vivere da solo.

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