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La prima grana per Romani arriva dalla stampa

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La Fnsi denuncia i tagli governativi. A rischio 4mila posti di lavoro tra giornalisti e poligrafici

Roberto Amaglio
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La prima grana per il neo ministro Paolo Romani non riguarda la Fiat o i numerosi tavoli aperti sui lavoratori in cassa integrazione. A sollecitare per primi il referente dello sviluppo economico è la federazione della Stampa, la quale ha rilanciato oggi l'allarme per la situazione dell'editoria a seguito dei tagli governativi ai contributi pubblici. Il problema è stato sollevato in una conferenza stampa al Senato alla quale hanno partecipato rappresentanti di tutti i partiti, con l'eccezione del Pdl. "Per l'editoria - Ha detto il segretario del sindacato dei giornalisti Franco Siddi - è allarme rosso assoluto. Tutti gli impegni assunti sono stati disattesi. Bonaiuti non sia corresponsabile dell'operazione di strangolamento finanziario in atto, perché garantire il pluralismo è interesse pubblico". Ha rincarato la dose Mediacoop, l'associazione imprenditoriale che riunisce gli organi di stampa cooperativi. A parlare è stato il presidente onorario Lelio Grassucci. "Il Governo ha ridotto drasticamente le risorse e ha soppresso, a partire dal 2010, il carattere di diritto soggettivo dei contributi all'editoria. Rendendo incerti dimensione e tempi della loro erogazione ha impedito alle aziende di chiudere i bilanci e ha determinato difficoltà, per molti insuperabili, nei rapporti con il mondo bancario. Sono a rischio chiusura 92 testate, anche storiche, con la possibile perdita di oltre 4mila posti di lavoro tra giornalisti e poligrafici". Reazioni politiche - Il grido d'aiuto è stato accolto da tutte le forze politiche presenti alla conferenza stampa. Per la maggioranza è stata la Lega Nord a parlare. Roberto Mura, ex amministratore delegato della Padania ha sposato la linea di Siddi. "Ha ragione: il pluralismo non è un interesse di parte, ma un interesse pubblico". Ovvi i commenti negativi sui tagli anche del Pd e del gruppo misto. Vincenzo Vita, senatore democratico, ha denunciato "una manovra anche contro le agenzie di stampa, per le quali siamo passati dalle convenzioni pluriennali a quelle annuali", a suo dire causata dalla volontà del Governo di "influenzare le scelte di chi assicura l'informazione primaria". Giuseppe Giulietti, deputato del gruppo misto e portavoce dell'associazione Articolo21, invece, tira in ballo il nuovo ministro. "Il neo ministro Romani usi un centesimo della passione, adoperata per difendere le tv del presidente del Consiglio, per garantire il pluralismo dell'informazione. L'atto sulle tariffe postali agevolate va firmato immediatamente".

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