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Fecondazione, la legge 40 torna alla Consulta

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Il Tribunale di Firenze solleva il dubbio di costituzionalità sul divieto alla procreazione assistita. Fazio difende la norma

Eleonora Crisafulli
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La legge 40 sulla fecondazione artificiale torna alla Consulta. A sollevare il dubbio di costituzionalità è la prima sezione del tribunale civile di Firenze. I giudici, chiamati a decidere sulla richiesta presentata da due coniugi, hanno preferito sospendere il giudizio e rimandare la legge all'attenzione della Corte piuttosto che pronunciarsi negativamente, respingendo la domanda. La norma in questione, infatti,  all'art.4, vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, ovvero con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia stessa. Gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, che assistono i coniugi, hanno spiegato che il loro cliente soffre di un'incurabile mancanza di spermatozoi e per lui e la moglie l'unica possibilità di procreare è data dalla fecondazione assistita. "Abbiamo deciso di raccogliere questa sfida - spiega l'avvocato Gallo - nonostante fosse la più difficile tra tutte quelle necessarie a far riscrivere la legge 40, perché ci sembrava che i tempi ormai fossero maturi e che si stesse creando una sensibilità finalmente europea a questo problema come dimostra anche il Nobel dato a Stoccolma ad Edwards che riconosce come questa medicina raccolga in realtà istanze e aspirazioni profondamente umane". Il precedente - Già due anni fa lo stesso tribunale si era rivolto ai giudici costituzionali. In quel caso la Consulta aveva accolto il rilievo eliminando l'obbligo di produzione di soli tre embrioni in ogni ciclo di fecondazione e l'obbligo del loro contemporaneo impianto e annullando il divieto di congelamento degli embrioni in sovrannumero. La circostanza adesso è diversa perché il dubbio di costituzionalità riguarda il divieto stesso alla procreazione assistita di tipo eterologo. Secondo il giudice la legge 40  lede il diritto alla salute e i diritti fondamentali dell'uomo sanciti dalla Carta. Le proteste - Immediata monta la polemica. Al centro la fecondazione assistita, ma anche il comportamento dei giudici fiorentini. Per il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella "è ormai evidente che nei confronti della legge 40 c'è un attacco di alcuni tribunali. Non su punti marginali ma puntando alla struttura della legge per smontarla. Si dica che si vuole tornare al Far West. Si vuole così colpire la volontà popolare perché, tra l'altro, l'eterologa era uno dei punti sottoposti al voto referendario". Sono "oscure", secondo la Roccella, le motivazioni che hanno riportato la legge  alla Consulta, "sembrano anche poco significative, perché dire che la norma è irragionevole non è una questione di diritto". Il rischio di una deregulation è molto alto: "L'eterologa ha prodotto un mercato internazione degli ovociti anche con connotazioni razziste e sfruttamento di giovani donne che hanno portato anche alla morte. Anche la questione dell'anominato nella fecondazione eterologa - dove appunto il seme o l'ovulo arriva da un donatore esterno - è particolarmente grave perché conoscere i propri genitori biologici oltre ad essere un diritto umano è un diritto alla salute perché si ottengono informazioni preziose". Diverso l'atteggiamento del ministro Ferruccio Fazio: "Sarà la Consulta a rispondere. La nostra posizione è difendere la legge 40. Noi abbiamo una legge e riteniamo che sia una legge dello Stato italiano che è passata a suo tempo con l'approvazione delle Camere e quindi il governo in questa fase mantiene la posizione". In ottimistica attesa Benedetto Della Vedova, vice capogruppo alla Camera di Fli: "Ritengo da tempo che questa legge sia sbagliata". La Corte costituzionale ha già "smontato la legge nei suoi aspetti più astrusi e credo sarà smontato anche il divieto di eterologa". Repliche del Pd - A Roccella replica il leader del Pd Pier Luigi Bersani: "Io credo che abbiamo avuto una legge assolutamente ideologica, una legge che non ha fatto i conti con la realtà e non è vero che arriverebbe il Far West correggendo la legge 40". Gli fa eco Ignazio Marino: "Il Far West c'è già", perché l'impostazione generale della legge è sbagliata. La norma "è stata approvata sei anni fa con motivazioni puramente ideologiche, senza tenere conto né delle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, né della salute delle donne". Dello stesso avviso Livia Turco: "Il ricorso alla Consulta è positivo ed è un'ulteriore prova della difficoltà nell'applicare una legge ideologica. Invece di prendere la clava, nel governo farebbero bene ad aspettare il pronunciamento della Corte costituzionale e, poi, a rispettarne la sentenza. È inaccettabile che questi temi vengano utilizzati in modo strumentale e propagandistico".

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