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Urla contro Marchionne. Lui: "Rafforziamo radici in Italia"

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Proteste al suo arrivo a Mirandola. L'ad Fiat: "Abbiamo responsabilità verso il Paese ma chiedo l'aiuto di tutti"

domenico d'alessandro
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L'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne è a Mirandola, vicino Modena, per partecipare alla cerimonia del premio "Pico della Mirandola 2010". Fuori dal Teatro Nuovo una cinquantina di contestatori gli hanno rivolto slogan e urla. Tra le sigle rappresentate nel gruppo di manifestanti ci sono la Fiom, al Fgc, Sinistra e libertà, Rifondazione comunista, Pdci e Pcl. "Bonanni non canta più" e "Marchionne e Bonanni fate solo danni" sono gli slogan più in voga. Qualcuno gli ha anche urlato "ladro". Al megafono è intervenuto il segretario del Prc dell'Emilia Romagna Nando Mainardi che ha detto: "Nessun premio per chi contribuisce alla crisi". Alcuni giovani hanno anche acceso dei fumogeni colorati. Rafforzare le radici - "Dopo aver riportato l'azienda a competere a livello internazionale - afferma Marchionne - intendiamo rafforzare le nostre radici qui in Italia. Lo possiamo fare perchè abbiamo la forza e l'esperienza di un gruppo globale; perchè conosciamo bene la realtà che ci sta intorno, conosciamo i mercati e le condizioni minime che sono richieste per continuare ad essere competitivi, soprattutto con i nostri vicini europei. Lo vogliamo fare - assicura - perchè siamo un'azienda cresciuta nel mondo ma nata in Italia e sentiamo di avere una grande responsabilità verso il nostro Paese". "Esiste un problema di competitività", ha affermato Marchionne: secondo l'amministratore delegato di Fiat è questo il punto "che ha spinto molte aziende ad abbandonare il Paese e trasferire all'estero le loro attività, che porta le multinazionali a guardare altrove quando devono scegliere dove costruire un nuovo stabilimento". "Capisco che la radiografia che ho fatto 15 giorni fa possa non fare piacere, ma non scompare da sola se la ignoriamo - ha riferito Marchionne - Non si tratta di usare parole più o meno dolci per descrivere la realtà, si tratta di decidere se vogliamo cambiarla. La Fiat ha fatto la sua scelta". "L'unica cosa che chiediamo è di condividere un percorso e di creare le condizioni perchè i nostri stabilimenti possano lavorare al meglio, in modo normale e continuo - ha proseguito l'ad riferendosi alle recenti polemiche con i sindacati, e in particolare la Fiom-Cgil - Chiediamo che tutti i soggetti coinvolti siano disposti a lavorare insieme nella stessa direzione". Marchionne ha anche auspicato che si possa ritrovare "uno spirito di impegno e di servizio che ci permetta di voltare pagina e di iniziare a costruire da ora un futuro di modernità e di efficienza". Questa, prosegue, "non è la strada più facile: non lo è per Fiat, che rinuncia ai vantaggi certi che altri stabilimenti in altri Paesi possono procurare e che dovrà investire in Italia 20 miliardi di euro, non lo è per i nostri lavoratori, ai quali è richiesto un impegno maggiore, una maggiore partecipazione e affidabilità nella presenza e nelle prestazioni, e non lo è - aggiunge Marchionne - neppure per i sindacati, che dovranno assumere una maggiore responsabilità nella gestione degli stabilimenti e delle eventuali anomalie". Il numero uno del Lingotto ha poi concluso il discorso affermando: "La maggior parte della nostra gente, delle organizzazioni sindacali e credo anche dell'opinione pubblica, ha compreso e apprezzato lo sforzo che intendiamo fare in Italia".

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