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Bagnasco: "Per l'Italia non è più il tempo di galleggiare"

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L'attacco del presidente della Cei: "Paese inceppato nei meccanismi decisionali, popolo attonito e disorientato"

domenico d'alessandro
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Il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, parla dell'attuale situazione della società e della politica italiana. Lo fa da Assisi, aprendo l'Assemblea straordinaria dell'Episcopato Italiano. "Non è più il tempo di galleggiare - dice il capo della Cei - Nel nostro animo di sacerdoti siamo angustiati per l'Italia che scorgiamo come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato. Non abbiamo peraltro suggerimenti tecnico-politici da offrire, salvo - afferma - un invito sempre più accorato e pressante a cambiare registri, a fare tutti uno scatto in avanti concreto e stabile verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise". I vescovi italiani, prosegue Bagnasco, denunciano una "caduta di qualità sulla scena politica" che riguarda "non solo la dimensione tecnicamente politico-amministrativa, ma anche quella culturale e morale che ne è, a sua volta, lo specifico orizzonte". Secondo il numero uno della Conferenza episcopale, viene meno anche la "tensione necessaria tra ideali personali, valori oggettivi e la vita vissuta", che dovrebbero essere rigidamente intrecciati. Piano emergenziale sull'occupazione - "Se la gente perde fiducia nella classe politica - prosegue - fatalmente si ritira in se stessa, cade lo slancio partecipativo, tutto diventa pesante e contorto, ma soprattutto viene meno quella possibilità di articolata e dinamica compattezza che è assolutamente necessaria per affrontare insieme gli ostacoli e guardare al futuro del Paese". Bagnasco poi chiede di "convocare ad uno stesso tavolo governo, forze politiche, sindacati e parti sociali e, rispettando ciascuno il proprio ruolo ma lasciando da parte ciò che divide, approntare un piano emergenziale sull'occupazione. Sarebbe questo un segno che il Paese non potrebbe non apprezzare". No alla divisione dell'Italia - I vescovi, poi, intravedono chiaramente "il rischio che il Paese si divida non tanto per questa o quella iniziativa di partito, quanto per i trend profondi che attraversano l'Italia e che, ancorandone una parte all'Europa, potrebbero lasciare indietro l'altra parte. Questo - spiega il cardinale - sarebbe un esito infausto per l'Italia, proprio nel momento in cui essa vuole ricordare, a 150 anni dalla sua unità, i traguardi e i vantaggi di una matura coscienza nazionale". Riforme non indeboliscano rappresentatività politica - Il porporato, quindi, insiste: "Le riforme in agenda siano istruite nelle maniere utili, perchè non si indebolisca la rappresentatività politica". E la politica di cui parla il cardinal Bagnasco è quella "intesa come 'casa comune', quella che ancora una volta si propone quale aspirazione persuasiva ed urgente: alla casa tuttavia non basta un tetto, ha bisogno di strutture varie e elementi diversi, tra loro ben congegnati e connessi; e per vivere in essa in modo accettabile - continua il capo della Cei - c'è bisogno di un comune atteggiamento di fondo, che fa clima e rende possibile quel senso di appartenenza che motiva al sacrificio e dà senso all'impegno di tutti". No all'informazione morbosa - "La corsa all'audience ha fatto raggiungere livelli di esasperazione brutale", e c'è il rischio di lasciarsi "drogare da una informazione morbosa che sembra dare sempre qualche particolare in più, mentre di fatto induce alla indifferenza e al cinismo". Lo ha affermato il presidente della Cei Angelo Bagnasco, secondo cui questo tipo di informazione "inaridisce il cuore e suggerisce una serie di alibi per non migliorare se stessi". Il cardinale quindi insiste: "Essendo in concorrenza sempre più forte i mezzi di comunicazione si credono spinti a suscitare la massima attenzione possibile. Inoltre, è il contrasto che fa notizia in genere, anche se va a discapito della veridicità del racconto. Forse proprio in questo decennio - afferma Bagnasco - sarebbe necessaria una riflessione più profonda e onesta su questi meccanismi per ravvivare una responsabilità più grande ed incisiva verso la missione e le potenzialità proprie di questo straordinario mondo". Mea culpa sui preti pedofili - Il Presidente della Cei parla anche dello scandalo degli abusi nella Chiesa: "Ci sono stati deficit e anche degli scandali, dei peccati di omissione e dei tradimenti della fiducia. Per di più - afferma il porporato - non sempre siamo stati pronti a identificare la gravità di certe azioni e abbiamo adeguatamente compreso che vi sono condizioni non guaribili con l'ammonizione, il pentimento, la volontà di ricominciare in situazioni nuove. Ci sono storture della psiche - continua - che necessitano di un pronto isolamento e di cure particolari, oltre che di una sanzione commisurata alle ingiustizie". Il capo dei vescovi aggiunge: "Su questo fronte la comunità nazionale, che tanta stima e confidenza da sempre nutre verso la Chiesa, deve sapere che ha tutto il nostro impegno assunto nel modo più solenne". Vicinanza alle popolazioni alluvionate - Bagnasco ha inoltre espresso "grande vicinanza alle popolazioni che di recente sono state colpite da esondazioni e allagamenti, come in precedenza da smottamenti che hanno provocato violente trasformazioni del territorio". Contro queste tragedie, secondo il presidente della Cei, "il Paese abbisogna di un piano puntuale di messa in sicurezza del territorio, e che a quest'opera va riconosciuta la necessaria priorità, in un'ottica di concreta e solerte cooperazione tra i diversi livelli dell'amministrazione pubblica".

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