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Aung San Suu Kyi si riprende il partito

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In migliaia davanti alla casa per festeggiare la liberazione del premio Nobel

tiziano vanni
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Aung San Suu Kyi torna al suo partito. La leader dell'opposizione democratica birmana, liberata sabato dopo sette ani di arresti domiciliari, ha ripreso oggi il lavoro presso la sede della Lega nazionale per la democrazia (LND), all'indomani del suo primo discorso politico dal 2003. «Verrà tutti i giorni» ha assicurato Nyan Win, portavoce dell'LND, che non esiste più formalmente come partito politico dopo la sua decisione di boicottare le elezioni del 7 novembre. Non si è ancora spenta, intanto, l'emozione per la giornata di sabato, quando Aung è stata liberata al termine dei 18 mesi di arresti domiciliari che le erano stati inflitti per il tentativo di raggiungerla da parte di un americano, dopo la condanna a precedenti sette anni che le erano stati comminati dalla giunta birmana, che sommati a altre  condanne hanno portato a quasi 15 gli anni di arresti domiciliari per il premio Nobel per la pace 1991. Migliaia di persone sotto la sua casa - La notizia ha fatto subito il giro del mondo: migliaia di persone sono arrivate sotto la sua abitazione per festeggiare la liberazione, avvenuta dopo le "finte" elezioni volute dalla giunta militare. I primi a entrare nell'abitazione di Aung San Suu Kyi sono stati il suo medico personale e il legale, secondo testimoni citati dalle agenzie. Le prime parole - Dopo essersi mostrata davanti al cancello della propria abitazione, la Premio Nobel  per la Pace 1991 ha pronunciato pochissime parole. Poche ma attese da migliaia di persone nel mondo. "Dobbiamo lavorare tutti insieme di comune accordo", ha detto prima di annunciare, per domenica, il suo primo discorso ufficiale da donna libera. Parlerà nel suo quartier generale, e qui ha dato appuntamento ai suoi sostenitori. Presto ad Oslo - Il Comitato del Premio Nobel ha invitato Aung San Suu Kyi - a cui nel 1991 la giunta militare aveva impedito di ritirare il Premio Nobel per la Pace - a Oslo.  Thorbjoem Jagland, presidente della commissione, ha detto che la donna dovrebbe recarsi ad Oslo per fare il tradizionale discorso di accettazione. All'epoca, il premio fu raccolto dai suoi due figli, Alexander e Kim, perchè alla donna fu impedito di raggiungere la Norvegia. Jagland ha però aggiunto che le autorità birmane dovrebbero garantirle che potrà rientrare in patria: "Suppongo che lei non voglia lasciare la Birmania senza questa garanzia". Da quando rientrò in Birmania, nel 1988, per accudire la madre malata, San Suu Kyi non ha mai lasciato il suo Paese proprio per il timore di non riuscire più a rientrare in patria.

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