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Maroni, da Saviano accuse infamanti. Rai3 non offre la replica: "Se vuole ci quereli"

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Il Ministro attacca lo scrittore, che risponde: "Sono stupito, temo abbia visto un'altra trasmissione"

Andrea Tempestini
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Il ministro dell'Interno Roberto Maroni non ci sta. Si ribella all'assenza di contraddittorio alla trasmissione "Vieni via con me" del duo Fazio-Saviano e chiede di essere invitato per puro diritto di replica.  Il capo del Viminale si è infuriato per alcune frasi dell'autore campano di "Gomorra", che ha accostato la Lega Nord alla criminalità organizzata. Maroni ha parlato di "accuse infamanti" ed ha aggiunto che vorrebbe un faccia a faccia con Saviano "per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi". Lo scrittore, aveva infatti definito Maroni "uno tra i migliori ministri nella lotta alla mafia", per poi infangare il nome del partito nordista nel monologo di lunedì sera. "Facile lanciare il sasso senza il contraddittorio", ha concluso in ministro dell'Interno. I responsabili di "Vieni via con me" rispondono subito al ministro attraverso la nota di Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre: "Non inviteremo Maroni in trasmissione. Se noi abbiamo detto cose non vere, cose smentibili se lo abbiamo ingiuriato o offeso, che si rivolga direttamente alla magistratura". Il Ministro non ha perso tempo e ha ulteriormente rincarato la dose: "Giro al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato la questione se la Rai deciderà di negarmi il diritto di replica a Saviano", ha detto, evidentemente infuriato. Maroni ha poi proseguito, parlando a Radio Padania: "Se io fossi il Presidente della Repubblica e si verificasse che il ministro dell'Interno appartiene a un partito che fa affari con la 'ndrangheta credo che mi preoccuperei". Peranto chiederà a Napolitano "se un'accusa così infamante sia compatibile con una funzione come quella che sto facendo come ministro dell'Interno. Io credo di no". Da par suo, Roberto Saviano si è detto "stupito e allarmato dalle parole del ministro Maroni". Lo scrittore ha aggiunto di non capire "di quali infamie parli: temo abbia visto un'altra trasmissione". Saviano ha poi chiesto a Maroni di rivedere e riascoltare la trasmissione, poiché "io ho parlato solo di fatti, frutto di un'inchiesta giudiziaria dell'antimafia di Milano e Reggio Calabria sul nuovo assetto della 'ndrangheta". Intanto, approfittando dello schermo di Rai3, è scattata la campagna elettorale di Gianfranco Fini. Il Presidente della Camera, pochi secondi dopo la performance del segretario Pd, Pierluigi Bersani, si è speso in un elenco: "i valori della destra". Singolare il passaggio del testimone tra i due, quasi si trattasse di una "prova di intesa", celebrata con scarso appeal davanti al pubblico record - 9 milioni di italiani - raccolto davanti alla trasmissione che ha nuovamente sbancato l'auditel Fini ha fatto propri valori universali, quali l'orgoglio per l'opera dei militari, l'importanza delle pari opportunità e della meritocrazia. Poi ha parlato di immigrazione e di etica pubblica. Pochi minuti dopo i due interventi, il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha descritto la trasmissione di Fazio "di un settarismo più unico che raro, dall'inizio alla fine. Il conduttore e Saviano hanno fatto dei mediocri comizi, senza facoltà di contraddittorio". Un accenno diretto alle parole di Bersani (come al solito poco convincente di fronte alle telecamere e Fini è invece arrivato dal portavoce Pdl, Daniele Capezzone. "Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani hanno avuto la grande opportunità di parlare al Paese, a milioni di italiani. Ma da loro è arrivato soltatnto un compitino banale e deludente, un temino da alunno che non si applica. Un calcio di rigore tirato in tribuna...". 

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