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Guantanamo, assolto da 285 accuse

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Termina il primo processo civile a un detenuto, polemica dei repubblicani

Andrea Tempestini
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E' terminato a New York il primo processo civile a un detenuto di Guantanamo. Dei 286 capi d'accusa formalizzati contro Ahmed Ghailani, soltanto uno si è trasformato in giudizio di colpevolezza, che però gli costerà almeno 20 anni di carcere. Le accuse erano relative agli attentati del 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania, in cui morirono 224 persone, tra le quali 12 cittadini americani. Ghailani, 36 anni, originario proprio della Tanzania, è stato riconosciuto colpevole dal tribunale della Grande Mela per "cospirazione ad arrecare danni o distruggere beni americani con esplosivo". La condanna sarà di almeno 20 anni di carcere. Le accuse nei confronti di Ghailani erano state formulate negli Stati Uniti nel 2001, ma alla sua cattura si giunse soltanto nel 2004, mentre fu trasferito Guantanamo, l'enclave americano nel sud-est di Cuba, due anni dopo. "Rispettiamo il verdetto della giuria e siamo compiaciuti perchè ora Ghailani dovrà affrontare un minimo di 20 anni di prigione e una potenziale sentenza di ergastolo per il suo ruolo negli attentati contro le ambasciate", ha commentato il portavoce del dipartimento della Giustizia, Matthew Miller. Il giudizio, celebrato in tribunale civile e ritenuto da una larga frangia dell'opinione pubblica troppo "leggero", ha innescato una serie di critiche nei confronti del presidente Usa, Barack Obama. "Questa è una tragica sveglia per l'Amministrazione. Obama deve abbandonare immediatamente il suo programma malpartito per processare i detenuti di Guantanamo in tribunali civili. Dobbiamo trattarli come nemici di guerra e processarli in commissioni militari a Guantanamo". Lo ha dichiarato il deputato repubblicano Peter King, che probabilmente a gennaio sarà nominato dal nuovo Congresso presidente della Commissione per la sicurezza interna.

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