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Fli-Pdl, scontro sul logo, Gasparri: "Come i bambini"

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Bocchino: "Il simbolo è in comproprietà con Fini, Silvio non può usarlo". Il sindaco di Terzigno e l'Ue lo sbugiardano

Andrea Tempestini
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Italo Bocchino vuole tutto. Anche il simbolo del Pdl a cui sta facendo la guerra. "Dicono che Berlusconi stia preparando un nuovo partito per rinnovarsi in vita del voto - ha dichiarato il capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà -. Comprendiamo la sua esigenza, anche perché il nome e il simbolo del Pdl sono in comproprietà con Fini e non potrà utilizzarli". BOCCHINO SBUGIARDATO - Peccato però che sul sito dell'Unione Europea che tutela i marchi e i brevetti registrati nel Vecchio continente, accanto a tutte e cinque le versioni del simbolo del "Popolo della Libertà", figuri la seguente dicitura: "Nome del titolare: Silvio Berlusconi". L'informazione è reperibile sul sito della Uami, l'agenzia della Ue competente per la registrazione di marchi, disegni e modelli tutelati nei 27 Paesi membri. IL PALLONE E' MIO - Per Maurizio Gasparri, capogruppo al senato del Pdl, la polemica dei finiani sul simbolo è una discussione assurda e puerile: si fa una scissione, si minaccia di fare un governo di maggioranza con le sinistre e poi si dice pure: no, tu non sei il centrodestra e il simbolo è mio?". Il senatore taglia corto: "Essendoci stato un congresso nel Pdl la titolarità di questo simbolo spetta a chi è stato eletto da quel congresso, cioè Silvio Berlusconi". Gasparri, intervistato al programma di Radio 2 Un giorno da pecora, ha chiuso con una battuta: "E' come quando si era piccoli, si giocava a pallone e si diceva il pallone è il mio". LA VERSIONE DEL SINDACO DI TERZIGNO - "Il simbolo del Pdl l'ho creato io. Mi sono presentato con questa lista alle elezioni comunali del maggio 2007 e sono diventato sindaco per la prima volta. Poi, con una scrittura privata, il 24 agosto successivo, l'ho ceduto a Silvio Berlusconi che è l'unico titolato ad utilizzarlo. Sono stupito dalle parole di Bocchino, non so di cosa parli". Così il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, già al centro dell'attenzione politica per le note vicende legate all'emergenza rifiuti in Campania. IL VERO CENTRODESTRA - Bocchino ha poi rincarato la dose. "Dicono anche che nella conferenza stampa tenuta due giorni fa a Lisbona si sia fatto sfuggire che vuole scendere in campo definendosi 'il vero centrodestra'. Per evitargli problemi giudiziari, che purtroppo non gli mancano, gli comunichiamo che dal 17 maggio scorso 'il vero centrodestra' è stato registrato da noi all'ufficio marchio e brevetti di Roma". Secondo il capogruppo, questa sarebbe "una ragione in più che prova che il suo non sarà il vero centrodestra italiano". VOTO DI FIDUCIA - Il perpetuo attacco del braccio destro di Fini non si è esaurito con l'ennesima bordata nei confronti del premier. Bocchino è poi tornato sul voto del 14 dicembre, "una data fortunata per Gianfranco Fini, lo stesso giorno del 1987 fu eletto segretario nazionale del Msi e da lì cominciò il suo percorso di leader politico che dopo 23 anni lo vede ancora centrale nella politica italiana". Italo si è quindi chiesto che cosa farebbe Berlusconi "se con lo shopping parlamentare conquistasse la fiducia per uno, due o tre voti", definendo l'eventualità "n destino infame, come quello di Romano Prodi la scorsa legislatura. Una vittoria di Pirro per diventare un Re Travicello sbertucciato da tutte le rane dello stagno". Parole pesantissime. "Sarebbe quindi meglio", continua la nota infuocata del capogruppo di Futuro e Libertà pubblicata sul sito del movimento, "prendere atto della realtà e rispondere con senso di responsabilità alla sollecitazione venuta da Gianfranco Fini nella convention di Perugia. Oggi è evidente che la maggioranza emersa dal voto del 2008 non c'è più e che Berlusconi se va avanti con la sua ormai inutile prova muscolare fa un enorme danno al Paese e un danno esiziale a se stesso". LA REAZIONI - "Non riesco a comprendere come l'onorevole Bocchino possa continuare a rivolgersi al Presidente del Consiglio non tanto sulla base di argomentazioni politiche, discutibili quanto legittime, quanto ricorrendo in ogni circostanza a toni, giudizi, provocazioni, pose che sarebbero a stento ammessi nelle più misere discussioni condominiali", è stata la replica del coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, pensa "da tempo che le provocazioni di Bocchino siano un boomerang per Fini e per Fli". La sortita odierna sul simbolo, ha sottolineato, "ne è l'ennesima conferma. Bocchino e i finiani dimenticano sempre una cosa: e cioè che gli italiani vedono tutto, capiscono e giudicano". Per Francesco Casoli, vicecapogruppo Pdl a Palazzo Madama, "Bocchino non è nessuno per imporre a Berlusconi dei diktat". Casoli ha poi rivolto un invito a Gianfranco Fini a controllare "il suo maldestro portavoce che lo sta spòingendo verso una veloce rovina politica". L'APPELLO DI NAPOLITANO - Il presidente della Repubblica ha sottolineato come le sfide che il Paese dovrà affrontare impongono "priorità anche nell'agenda politica e parlamentare", nonché "uno spirito di condivisione e senso di responsablilità. L'appello di Napolitano è a "un clima di serietà e razionalità, senza concitazioni fuorvianti".

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