Pene culturali
di Filippo Facci
In questo Paese, siccome il più pulito ha la rogna, finisce che passa sottotraccia anche il vaiolo, l'influenza e insomma tutti gli scandalucci minori. Sandro Bondi ha sempre quest'aria sofferta, tormentata, infantile nella sua ricattatoria sincerità: da queste parti nessuno ha chiesto che facesse fagotto per la faccenda di Pompei, anche se l'immaturità della sua posizione («non merito le dimissioni») invogliava a rispondergli che no, non aveva colpe, ma era comunque responsabile. Il discorso cambia, però, a proposito di quanto ha scoperto Il Fatto Quotidiano: Bondi sta sistemando i suoi casini familiari a spese nostre. Il suo ministero dei Beni culturali ha dato una consulenza a Fabrizio Indaco, figlio della sua promessa sposa Manuela Repetti - parlamentare Pdl che certo non ha problemi economici - e poi ne ha data un'altra all'ex marito di lei, Roberto Indaco, in attesa del divorzio. Bondi si era beccato pure un'interrogazione parlamentare perché sul viaggio inaugurale del Frecciarossa si era portato il cane, Grisby, suggello dell'amore con Emanuela. Ma la cosa che fa più incazzare è la penosa difesa del ministro: «Sono intervenuto per risolvere due casi umani, la tragedia di un uomo senza lavoro... Desidererei rispetto, si tratta di una vicenda molto dolorosa, ma anche del tutto personale e privata». A carico nostro. Noi paghiamo le tasse per agevolare il divorzio di Emanuela Repetti.