Cerca
Logo
Cerca
+

Lula avrebbe deciso: "Battisti resta in Brasile"

default_image

L'indiscrezione della tv Globenews rimbalza sui blog. Il presidente: niente estradizione per "preservarne l'integrità fisica". Oggi l'annuncio ufficiale? L'amarezza di Torreggiani

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

"Preservarne l'integrità fisica". Questo sarebbe il motivo per il quale il presidente brasiliano uscente, Inacio Lula da Silva, avrebbe deciso di non estradare l'ex terrorista rosso Cesare Battisti. Lo ha rivelato il canale verdeoro Globenews, che ha così anticipato la (presunta) decisione del presidente Lula, che già nei giorni scorsi aveva annunciato di non voler lasciare la "patata bollente Battisti" nelle mani Dilma Rousseff,  presidente dal primo gennaio 2011. Battisti, ex leader dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) è in prigione dal 2007 in Brasile dove si era rifugiato per evitare di essere estradato dalla Francia. Battisti era scappato a Parigi per non scontare i 4 ergastoli cui era stato condannato. L'INDISCREZIONE ANCHE SUI BLOG - Anche sul blog di uno dei giornalisti del quotidiano O Globo si legge che il presidente Lula dovrebbe "annunciare oggi (mercoledì 29 dicembre, ndr) la concessione del rifugio al terrorista italiano Cesare Battisti", dopo aver ricevuto una nuova raccomandazione in   questo senso dall'Avvocatura generale dell'Unione.  Due giorni fa il presidente uscente aveva detto che avrebbe seguito "alla lettera" la decisione dell'avvocato generale Luis Inacio Adams che aveva già presentato un primo parere che era stato   rimandato indietro prima di Natale perché ritenuto "non soddisfacente" per alcune questioni politiche. TORREGGIANI, "UNA GRAN PRESA IN GIRO" - "Mi aspettavo una decisione simile: vorrà dire che ci muoveremo in modo molto più deciso" . Così Alberto Torreggiani, il figlio del gioielliere ucciso nel 1979, commenta le indiscrezioni del canale Globe News sulla decisione del presidente brasiliano Lula di non estradare l'ex pac, condannato in Italia quale mandante dell'omicidio. "Sarei stato sorpreso se fosse stato il contrario", ha affermato ai microfoni di CnrMedia,  "ma non sono deluso perché ero preparato. Adesso bisogna fare qualcosa di veramente forte perché questa è una gran presa in giro. Le parole non bastano più, ora contatterò gli organi competenti e decideremo come mobilitarci perché questa non è tanto una questione personale ma una scelta che apre un precedente molto pericoloso. Qualsiasi delinquente saprà di poter contare su una scappatoia e questo non è giusto". CHI E' CESARE BATTISTI - Su Cesare Battisti pende una condanna in contumacia all'ergastolo, con sentenze passate in giudicato per aver commesso quattro omicidi, legati a doppio filo alle violenze che hanno scosso l'Italia durante gli anni di piombo. Tra le efferatezze commesse da Battisti -  oltre a rapine in banca e supermercati, i cosiddetti "espropri proletari" - secondo gli inquirenti c'è l'omicidio di Antonio Santoro, maresciallo della Polizia penitenziaria, freddato nel 1978 a Udine. Nel 1979, l'ex terrorista rossso Battisti fu complice nell'omicidio di Lino Sabbadin, colpevole di esseresi opposto a un tentativo di rapina nella sua macelleria. IL CASO TORREGIANI - L'anno successivo il caso più eclatante: l'omicidio, a Milano, del gioielliere Pierluigi Torregiani, in cui fu coinvolto anche il figlio dell'uomo, da quel giorno costretto su una sedia a rotelle. Battisti fu condannato come co-ideatore dell'attentato. L'ultimo omicidio di cui è accusato Battisti risale sempre al 1979, quando sempre a Milano, l'agente della Digos Andrea Campagna, fu freddato con diversi colpi d'arma da fuoco al volto: l'ex Pac è ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio. L'ARRESTO - Nel 1979 per Battisti, coinvolto in una massiccia operazione antiterrorismo, scattarono le manette. Inchiodato dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, venne spedito al carcere di Frosinone. Ma il 4 ottobre del 1981 il terrorista riuscì ad evadere e fuggire in Francia dove, a Parigi, visse in clandestinità per circa un anno. Con la moglie, conosciuta nel paese transalpino, si trasferì in Messico, dove iniziò la sua attività da scrittore. Proprio durante la latitanza messicana i giudici lo condannarono in contumacia all'ergastolo. Le accuse sono pesantissime: quattro omicidi, oltre a varie rapine. IN FRANCIA - Tornato in francia, la sua attività si lego a doppio filo con quella della comunità di latitanti italiani che si sentivnoa protetti grazie alla morbida dottrina Mitterand in tema di estradizioni. Battisti si improvvisò romanziere e traduttore di diversi noir francesi. A seguito di una richiesta di estradizione dell'esecutivo italiano, Battisti venne nuovamente arrestato in Francia. Ma dopo quattro mesi di detenzione, Parigi lo dichiarò non estradabile. Una successiva richiesta di estradizione fu accolta nel 2004: Jacques Chirac, successore di Mitterand, aveva idee differenti circa le sorti del terrorista. Per Battisti tirava una brutta aria: rientrò in latitanza, fece perdere le sue tracce e si trasferì armi e bagagli in Brasile. BRASILE, "RIFUGIATO POLITICO" - Nel 2007, in seguito a indagini coordinate da Italia e Francia, venne arrestato a Copacabana, nel Paese verdeoro. Ma passano due anni, e i il 13 gennaio 2009 il Brasile decide di accordare lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti. Da quel giorno, tra l'Italia e lo stato sudamericano è in corso un braccio di ferro per ottenere una nuova estradizione dell'ex terrorista rosso. Il confronto è sfociato in una mozione bipartisan, approvata all'unanimità dal Parlamento, per ottenere la revoca dello status di rifugiato. In campo scese anche Giorgio Napolitano, con una lettera inviata a Lula in cui espresse lo "stupore e il rammarico" per la decisione del governo brasiliano.

Dai blog