Cerca
Cerca
+

Democratici allo sbando. Il partito si spacca anche su Pomigliano

default_image

Intesa Fiat-sindacati. Da una parte l'anima Ds, in mezzo Veltroni. E c'è pure Vendola che punta al "golpe"

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

E' arrivato l'accordo tra Fiat e sindacati su Pomigliano. L'unica rappresentanza che continua a fare le barricate è la Fiom, il sindacato metalmeccanico che aderisce alla Cgil. Si sa, nel Partito Democratico il vecchio cuore Ds batte ancora forte. E come se non fosse sufficiente (per loro) lo stillicidio di divisioni che già hanno messo in ginocchio il partito di opposizione, ora i democratici hanno deciso di scannarsi anche su Pomigliano. "ANDATE IN CATENA DI MONTAGGIO" - La situazione del partito l'ha inquadrata con precisione Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: "Nel Pd vi sono tutte le posizioni in campo, e ciò è la dimostrazione di una crisi profondissima". Ma che cos'è successo, sul caso Pomigliano? E' semplice. Se, in ordine sparso, il leader della Fiom, Maurizio Landini, suggerisce ai democratici di andare "prima nelle catene di montaggio, e poi vediamo se ragionate ancora nello stesso modo", è perché nel centrosinistra, ancora una volta, si sono aperte delle crepe profondissime. CONTRARI - Mercoledì, un documento fiume firmato dal responsabile economico del partito, Stefano Fassina, e dai segretari del Pd torinese diceva tutto e niente. Parlava di "investimenti preziosi e irrinunciabili", e di "strappi ingiustificabili sulle regole" nella fabbrica di Mirafiori. Questo, in estrema sintesi il contenuto del papello. Più o meno dello stesso tenore i commenti dell'eminenza grigia del partito, Massimo D'Alema, per il quale è "accettabile" la parte dell'accordo circa la produttività e l'occupazione mentre "non è accettabile" tutto il resto. CONCILIANTI E FAVOREVOLI - Poi arriva l'illuminato Walter Veltroni, che con occhi sognanti guarda sempre a un futuro ambiguo: "Dobbiamo andare a vedere la sfida di Marchionne" perché, spiega l'ex sindaco di Roma, "il Pd è il partito del cambiamento". Posizione più conciliante, dunque. Quindi prende la parola Beppe Fioroni, che senza indugi si schiera al fianco della Cisl: "Le garanzie occupazionali ottenute a Pomigliano dimostrano che il coraggio di cambiare dà i suoi frutti". Avanti tutta su Mirafiori, ché "il Pd", chiosa Fioroni, "deve attestarsi sul fronte del riformismo. Non su quello della conservazione". RADICALI - Insomma, dentro al Pd, su Pomigliano e sindacati si può ascoltare quotidianamente tutto e il contrario di tutto. Poi, in verità, ci sarebbe anche Vendola, che democratico formalmente ancora non è, ma che punta tutto sul "golpe" primarie. Una delle dichiarazioni più morbide del leader di Sel registrate negli ultimi giorni è stata: "Bisogna reagire alla sfida di Marchionne con grande radicalità". Per carità, frasi più che legittime, poiché pronunciate da un politico che non disdegna l'appellativo di comunista. Immaginiamo, però, che anche le posizioni di Nichi vadano ad arricchire l'ampio spettro di quelle legittimate dal derelitto Partito Democratico: il duello tra l'anima riformista e quella conservatrice si allargherebbe anche a quella radicale. Ammesso che non esista già oggi. Con buona pace di un partito (?) che non si capisce dove voglia andare a parare.

Dai blog