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Silvio attacca: caso Battisti a Bruxelles

L'incontro tra Torreggiani e il Cav: "Estradizione è giustizia". Carla Bruni, telefonata a Lula? / LA CAMPAGNA

Giulio Bucchi
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L'Italia alza la voce, stando seduta. E' la giornata di proteste e dei sit-in che da Milano a Roma ha unito destra e sinistra, governo e opposizione, per chiedere al Brasile la restituzione di Cesare Battisti.  La decisione dell'ex presidente Lula di negare l'estradizione del terrorista rosso non è pero riuscita ad unire fino in fondo i partiti, che hanno manifestato negli stessi luoghi, ma in momenti differenti. E fa rumore, a sinistra, l'assenza di Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola: alla faccia della protesta "senza se e senza ma" tanto sbandierata da Pd e affini. A ROMA - E' a Roma il grosso delle manifestazioni, con i sit-in di Pdl, Udc e Movimento per l'Italia prima, e Pd e IdV poi, in piazza Navona, davanti all'ambasciata brasiliana. All'ora di pranzo, Silvio Berlusconi ha 'inaugurato' la giornata di proteste incontrando Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere assassinato da Cesare Battisti nel febbraio 1979, ed ha commentato la situzione diplomatica con il governo di Brasilia, che non ha concesso l'estradizione al terrorista. Per Berlusconi, "Battisti ha rivestito di ideologia politica una sua realtà di criminale vero", per poi aggiungere: "I rapporti con il Brasile non cambieranno". GIUSTIZIA - La terza settimana di gennaio, poi, è in programma a Bruxelles una conferenza stampa del Partito Popolare Europeo sul caso Battisti. "Ho proposto al signor Torregiani di venire a Bruxelles - ha dichiarato Berlusconi -, faremo conoscere la realtà dei fatti per arrivare fino alla corte di giustizia de L'Aja. L'obiettivo è quello di ottenere decisioni diverse da quelle del Brasile, non per desiderio di vendetta, ma per volontà di giustizia". Poche ore dopo, al sit-in, è stato il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto a ribadire: "La storia di Battisti è molto chiara. Non c'è dubbio che sia un criminale, come non c'è dubbio che l'Italia non preveda una situazione in cui le libertà individuali sono a rischio". E sulla Francia: "Il suo ruolo iniziale va condannato perché è stato ambiguo. Molti anni fa la Francia è stato un territorio di rifugio per i terroristi e la sua influenza si è estesa poi ad ambienti politici brasiliani". E quando prende parola il leader Idv Antonio Di Pietro, per condannare "Battisti vigliacco", un gruppo di manifestanti lo interrompe gridandogli: "Terrorista sei te!". IL GIALLO CARLA BRUNI - A questo proposito, spunta anche un intervento di Carla Bruni nella vicenda Battisti. Secondo Bruno Berardi, presidente dell'associazione familiari delle vittime del terrorismo ed esponente di Fiamma Tricolore, la Première Dame "è intervenuta presso Lula chiedendo di proteggere Battisti, perché lei si sentiva in obbligo verso di lui". Berardi, intervistato su SkyTg24, ha raccontato di un invito ricevuto dalla signora Sarkozy: qui gli avrebbe raccontato del suo intervento presso l'ex presidente brasiliano, chiedendogli di mantenere il riserbo. La Bruni non sarebbe nuova a "intromissioni" in vicende di terrorismo: si era infatti già interessata al caso di Marina Petrella, ex terrorista italiana fuggita in Francia. Altresì Berardi, in passato, aveva dato mandato al suo legale per denunciare la Bruni per aver aiutato Battisti. Sulla scia del personaggio di Fiamma Tricolore, Sky ha intervistato anche Lorenzo Conti, figlio del sindaco di Firenze ucciso dalle Br, secondo cui in Francia risiedono ancora decine di terroristi italiani latitanti: "Il problema oggi è proprio Carla Bruni, fortemente legata all'industria brasiliana", ha detto Conti, che ha anche annunciato di volersi impegnare per promuovere un boicottaggio italiano nei confronti di Brasile e Francia. Nel tardo pomeriggio, su questo "giallo", è intervenuto il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "Se Carla Bruni avesse avuto un'influenza nella vicenda Battisti non avrei alcun riguardo a censurarla fortemente", ha detto. ADERISCI ALLA CAMPAGNA DI LIBERO A MILANO - Il presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni ha annunciato un ordine del giorno per "impegnare il governo nazionale a riconsiderare gli accordi bilaterali vigenti tra Italia e Brasile nel caso in cui non venga concessa l'estradizione del terrorista Battisti". Con una lettera inviata al vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, Maurizio Campagna, fratello del poliziotto ucciso nel 1979 da Battisti, ha paragonato la detenzione dell'ex terrorista nel carcere del Paese sudamericano a una "villeggiatura". A Milano, fin dalla mattina, è stata la Lega a protestare sotto il consolato brasiliano in corso Europa, con slogan e striscioni.  LA FARNESINA ATTACCA - Il ministro degli Esteri ha risposto alla dichiarazione della Commissione europea che aveva definito il caso Battisti una "questione essenzialmente bilaterale tra Italia e Brasile". "Considerato - comunica la Farnesina - che un portavoce, presumibilmente di turno per il periodo festivo, della Commissione europea ha già espresso, con superficialità, la sua valutazione sulla natura meramente bilaterale del 'caso Battisti', la Farnesina precisa che il caso è assai più complesso e che non si esclude, proprio nelle prossime ore, un'iniziativa europea promossa dall'Italia sulla questione". Anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa incalza: la decisione di Lula, assicura, "non resterà senza conseguenze. Certo non interromperemo i rapporti diplomatici, ma il trattato italo-brasiliano sulla difesa noi l'abbiamo già votato e ora deve passare dal parlamento. C'è un clima perché questo avvenga? Non c'è più un clima del tutto favorevole...". Anche dall'opposizione giungono critiche all'operato del nuovo esecutivo brasiliano. Ad attaccare è Silvana Mura, parlamentare di Italia dei Valori: "Dal nuovo governo brasiliano (presieduto da Dilma Rousseff, ndr), per bocca del ministro della Giustizia, purtroppo giungono segnali tutt'altro che concilianti in merito alla vicenda Battisti. Anzi, rivendicando la sovranità interna si manda a dire senza mezzi termini all'Europa di farsi gli affari propri e di non intromettersi nella questione".

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