Morte Jackson, prima udienza contro il medico
Il giudice dovrà stabilire se ci sono elementi per rinviare a giudizio il cardiologo Murray, accusato di omicidio colposo
Parte a Los Angeles l'udienza preliminare contro il medico personale di Michael Jackson, Conrad Murray, accusato di omicidio colposo per la morte del "Re del Pop". Gli avvocati del cardiologo sosterranno la tesi del suicidio del geniale artista: secondo loro, Jackson si sarebbe iniettato da solo la dose letale di Propofol, un potente anestetico utilizzato in ambito chirurgico che Murray usava per curare l'insonnia del cantante. Il giudice dell'udienza, Michael Pastor, della corte di Los Angeles, dovrà stabilire se ci sono sufficienti indizi di colpevolezza per rinviare a giudizio Murray. All'udienza preliminare, che potrebbe protrarsi per due settimane, la procura convocherà circa 35 testimoni, tra cui periti medici, investigatori, addetti alla sicurezza e personale dello staff presente nei giorni precedenti la morte del cantante. Tra queste, una delle testimonianze più attese sarà quella di Kenny Ortega, produttore del tour "This is it", che secondo il sito Tmz affermerà davanti al giudice che in uno dei loro ultimi incontri la star gli disse di stare male, di avere i brividi e di non poter eseguire le performance in programma nel luglio 2009 all'Arena 02 di Londra. Il giorno dopo, nell'abitazione di Jackson, si tenne una riunione d'emergenza - a cui partecipò lo stesso Ortega - per decidere sul da farsi riguardo il tour: secondo il produttore, Murray avrebbe detto in quell'occasione "cose terribili" dimostrando una totale assenza di rispetto nei confronti di Michael Jackson. Ortega inoltre racconterà anche l'ultimo incontro con la star di "Thriller": il 24 giugno, giorno prima della morte, il cantante avrebbe svolto regolarmente le prove del tour dimostrando di essere in ottima salute. Secondo tutti gli esperti americani che stanno seguendo il caso Jackson sin dalla morte dell'artista, la decisione del giudice appare pressoché scontata: si andrà a processo. Dando vita a un dibattimento che, presumibilmente, sarà seguito in diretta dalle telecamere di tutto il mondo.