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La Russa: "Miotto colpito da gruppo di insorti"

Herat, il ministro cambia versione sull'attacco del 31 dicembre: "Niente cecchino, l'alpino è morto in scontro a fuoco"

domenico d'alessandro
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Arrivato ad Herat, in Afghaniostan, per una visita al contingente italiano, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è tornato a parlare dell'ultimo lutto subito dalle truppe italiane,  l'uccisione del caporal maggiore degli Alpini Matteo Miotto. NUOVA VERSIONE - Il Ministro cambia la ricostruzione della tragedia. Secondo La Russa infatti dietro la morte del militare - avvenuta lo scorso 31 dicembre - non ci sarebbe l'azione individuale di un cecchino, ma "un vero e proprio scontro a fuoco". Non sarebbe stato un "killer", dunque, ma "un gruppo di insorti. Non sappiamo esattamente in quanti avessero attaccato l'avamposto". Il Ministro ha precisato che bisogna comunque aspettare "ulteriori dettagli sulla ricostruzione dell'accaduto" e di aver "chiesto un rapporto dettagliato in merito". LA DINAMICA -  "All'attacco", ha abbozzato una ricostruzione La Russa, "ha risposto chi era di guardia, con armi leggere e altri interventi. A questi si è aggiunto anche Miotto", e l'alpino faceva parte di una "forza di reazione rapida". Miotto sarebbe salito su una torretta per dare manforte ai commilitoni, e una volta in cima, scoperto, sarebbe stato colpito. " Aspetto di avere maggiori dettagli sulla", ha concluso La Russa, "e ho chiesto a questo proposito un rapporto dettagliato". Un particolare sull'attacco è però trapelato: Miotto è stato ucciso con un'arma di precisione sovietica, un dragunov degli anni '50, in uso al gruppo di insorti che ha assalito la base italiana. "SPERIAMO CHE ATTACCHI DIMINUISCANO" - "Adesso siamo lì", ha speigato La Russa, "prima ci passavamo e basta, ora siamo negli avamposti con turni che durano anche 14 giorni di fila. La fase di transizione sta andando avanti, ma nessuno si illude che sia agevole, senza rischi o pericoli. Temo che questi pericoli ci saranno ancora per un po', allo stesso livello. La speranza è che, come è sempre capitato finora, con l'inverno il numero degli attacchi diminuisca". LA RICOSTRUZIONE DEL GENERALE - "Il Caporal Maggiore Miotto", ha spiegato il generale Marcello Bellicicco, comandante del contingente italiano ad Herat, "faceva parte di un reparto di pronto impiego e quando c'è stato l'attacco è andato a portare aiuto ad un altro militare di guardia sulla torretta. I due si alternavano: uno sparava l'altro si accucciava. Proprio mentre il Caporale degli alpini stava cercando di proteggersi è stato colpito ed ha mormorato 'mi hanno colpito' e quindi ha perso i sensi. Gli insorti che hanno assalito la base", ha concluso Bellicicco, "sono stati dispersi grazie all'intervento di un aereo americano". IL BILANCIO -  Il generale Bellacicco ha poi tracciato un bilancio degli ultimi due mesi e mezzo. Dal 18 ottobre, ha spiegato l'ufficiale, gli "eventi" che hanno riguardato gli italiani sono stati 133: 27 attacchi a tiro diretto, cioè con armi leggere; 5 a tiro indiretto, vale a dire con armi leggere e mortai; 6 di tipo combinato, diretto e indiretto; 5 gli ordigni esplosi contro mezzi italiani; 57 i ritrovamenti di armi ed esplosivi; 5 gli incidenti stradali e 28 le azioni ostili di minore importanza. Gli "episodi", che nella regione ovest a comando italiano hanno coinvolto i militari di tutti i contingenti che fanno parte del Regional Command West, sono stati 338.

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