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Il rimedio contro i pianisti:

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prendere le impronte digitali

Albina Perri
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I pianisti alla Camera hanno i giorni contati. Almeno sulla carta. Il collegio dei Questori ha infatti formulato un progetto per impedire il ripetersi di scene già viste: colleghi che votano per i vicini di banco assenti, puntualmente pescati dagli scatti dei fotografi presenti in aula. Il sistema prevede l'inserimento di impronte digitali, rispettando comunque la privacy dei deputati. Ogni membro della Camera verrà dotato di un nuovo tesserino che conterrà un microchip con un codice a formula matematica riferita ai punti caratteristici delle impronte digitali, in grado di identificare in modo inequivocabile la persona. Il meccanismo di voto è molto più semplice di quanto possa apparire. Il deputato, prima di esprimersi, dovrà introdurre il tesserino nella sua postazione, cosa che tra l'altro già avviene. Ma non basterà. A quel punto dovrà infatti passare il polpastrello su una placca e se attraverso il microchip il tesserino riconoscerà l'impronta delle mani, sarà possibile premere il pulsante per votare. La sollecitazione a porre fine alla famosa pratica del “pianista” è stata avanzata dallo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini. La proposta ora dovrà passare l'esame dell'Ufficio di presidenza. Quindi, a conti fatti, se ne riparla dopo la pausa estiva.

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