Pescara, D'Alfonso
revoca le dimissioni da sindaco
Nuova svolta nel caso di tangenti a Pescara. Il sindaco della città abruzzese, Luciano D'Alfonso, ha ritirato le proprie dimissioni annunciate dopo essere stato inquisito, avvalendosi dell'articolo 53 del Testo Unico degli Enti locali, che riguarda l'impedimento a svolgere le funzioni per malattia, affidando la gestione del Comune al vice sindaco, Camillo D'Angelo. Un'operazione per evitare il commissariamento del Comune e che, in questo modo, potrebbe rinviate a non prima del 2010 le elezioni nel capoluogo abruzzese. Le dimissioni da primo cittadino e da segretario regionale del Pd di D'Alfonso erano giunto lo scorso 16 dicembre, il giorno essere stato sottoposto agli arresti domiciliari per il caso che lo vede coinvolto. Alla vigilia di Natale il gip di Pescara aveva disposto la revoca degli arresti domiciliari. Il richiamo all'articolo 53 che prevede un impedimento a svolgere le funzioni amministrative, giustificato da D'Alfonso con un certificato medico per sei mesi, consente alla Giunta di restare in carica sotto la guida del vice D'Angelo. Se entro le mezzanotte D'Alfonso non avesse ritirato le dimissioni, inevitabile sarebbe stato il commissariamento del Comune di Pescara. Dura le reazione degli esponenti dell'opposizione. Luigi Albore Moscia, leader del Popolo della libertà, ha dichiarato che queste “sono cose che mortificano la democrazia, sono cose che non accadevano neanche in Nicaragua negli anni ‘70”. “A questo punto l'amministrazione comunale continuerà la propria attività”, ha confermato Camillo D'Angelo al termine della seduta comunale convocata dopo l'annuncio della revoca delle dimissioni di D'Alfonso. “Il sindaco – ha proseguito – si autosospende e questa autosospensione è permanente, in quanto non si conosce il tempo che sarà necessario per migliorare le sue condizioni fisiche”.