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Caccia grossa al premier: on line tutti i verbali

Libero-news.it pubblica gli atti ufficiali della Procura di Milano. La Giunta rinvia a martedì l'esame del fascicolo

Giulio Bucchi
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Emilio Fede e Lele Mora, Nicole Minetti e Iris Berardi. Le feste nelle ville di Silvio Berlusconi e le confidenze telefoniche dei protagonisti dello "Scandalo di Arcore". Libero-news pubblica alcuni estratti degli atti ufficiali inviati dalla Procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera. Abbiamo scelto 309 delle 389 pagine redatte dagli inquirenti, quelle in cui vengono riportate le conversazioni telefoniche e gli sms delle persone intercettate e la ricostruzione fatta dai pm delle circostanze. Abbiamo cancellato volutamente numeri di telefono personali e recapiti. Nelle 389 pagine dell'inchiesta di Milano, come si può leggere, c'è tutto e il contrario di tutto. Un esempio lampante sono i passaggi in cui Ruby Rubacuori si affanna a chiedere soldi a Silvio Berlusconi: prima 5 milioni di euro, che poi diventano 5mila e quindi passano come per magia a 6 milioni. Contraddizioni, insomma, e incertezze. Frasi intercettate che fuori contesto possono essere rigirate e interpretate un po' come si vuole. E intanto, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha deciso di rinviare l'esame del documento. Martedì prossimo deciderà se concedere agli inquirenti di Milano l'autorizzazione per le perquisizioni negli studi di Spinelli. LEGGI TUTTI I VERBALI SBUGIARDATI - Ma passiamo ai colloqui intercettati al prefetto di Napoli, Carlo Ferrigno, che racconta vita morte e miracoli delle feste ad Arcore. Peccato che nella villa del Presidente del Consiglio non ci sia mai stato. Non si tratta solo di parole, ma anche di fatti. Una delle colonne portanti dell'inchiesta ha le basi nel residence dell'Olgettina, dove sarebbero state intestate delle case alle ragazze che partecipavano ai festini di Arcore. Bene, della Consigliera comunale Nicole Minetti si era detto che le fossero stati intestati tre diversi appartamenti. E' stato sufficiente una verifica catastale per dimostrare che né la Minetti, né suo padre né l'accomandita di famiglia avesse un solo immobile intestato (in tutta Italia). Lo "scandalo" del residence dell'Olgettina, in buona sostanza,si riduce all'intestazione di contratti di affitto, circostanza ben diversa dalla proprietà dell'immobile. CACCIA GROSSA - Le testimonianze, le forzature e le incongruenze che rischiano di far saltare il castello costruito ad arte dai magistrati, come dimostrato dal nostro quotidiano in edicola oggi, sono molteplici. La conclusione che se ne trae è semplice: non siamo di fronte a un'inchiesta, ma a una vera e propria caccia grossa al premier, a un accerchiamento mediatico e giudiziario. E se qualcuno ancora non ne fosse convinto, è sufficiente considerare le forze messe in campo dalla procura per incastare il Cav. L'inchiesta ha coinvolto mille uomini, dieci volte tanti a quelli previsti per i reati ipotizzati.

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